«In 12 per alloggio e spese non pagate. Difficile convivere»
MESTRE. Gli appartamenti con dodici letti dove ce ne potrebbero stare quattro, qualcuno che sub-affitta anche la soffitta, le rate delle spese condominiali non pagate e infine, sì, anche l’odore di cipolle che satura le scale «perché se c’è un appartamento che ospita dodici persone è chiaro che i fornelli sono accesi tutto il giorno». Ma ridurre questo scontro di civiltà in salsa condominiale a qualche cipolla bollita di troppo rischia di deformare in parodia problemi che, senza una mediazione, rischiano di incancrenirsi.
«Questo palazzo era di proprietà della Cassa di risparmio di Venezia», racconta un condomino alla scala A del condominio Bandiera, «ci abitavano giudici e rappresentanti delle istituzioni. I tempi cambiano, ci mancherebbe, ma qui se qualcuno non interviene la situazione rischia di degenerare: tutti sono ben accetti, a patto che le regole vengano rispettate da tutti».
Una settimana fa è scoppiata la rissa tra cinque bengalesi e due italiani, uno dei quali denunciato per aver estratto un coltello e minacciato i vicini di casa. E anche l’Anaci, l’associazione degli amministratori di condominio, l’altro giorno ha lanciato l’allarme, chiedendo al Comune la stesura di un protocollo per il rispetto delle regole. A partire proprio dagli appartamenti pubblici visto che molti degli alloggi affittati nel condominio all’angolo tra via Cappuccina e rampa Cavalcavia sono di proprietà dell’Ive, l’Immobiliare veneziana di proprietà del Comune.
«Magari il problema fossero solo le cipolle», racconta un inquilino portavoce delle difficoltà, «ma qui dobbiamo fare i conti anche con le blatte». Nei prossimi giorni, come annuncia il cartello appeso a fianco dell’ascensore, inizierà la disinfestazione. «La quinta, nel corso degli ultimi mesi», aggiunge, «frutto della scarsa igiene di uno degli appartamenti che avevano problemi di sovraffollamento, uno di quelli che però nelle scorse settimane è stato liberato, poiché l’inquilino era moroso, non solo per le spese condominiali ma anche per l’affitto».
Ci sono poi le rate delle spese condominiali non pagate, spesso da famiglie straniere: a volte perché sono in difficoltà economica, altre perché si rifiutano in quanto al momento della stipula del contratto d’affitto - come racconta un cittadino bengalese - nessuno dice loro di questa ulteriore voce di spesa che per per una famiglia italiana appare scontata, ma non per molte famiglie straniere, in un condominio abitato da bengalesi, rumeni, marocchini, moldavi e cinesi.
C’è poi il problema del contesto, del quartiere, il quadrilatero compreso tra via Cappuccina, Corso del Popolo, rampa Cavalcavia e via Tasso. Piccolo spaccio e tossicodipendenti: una donna al civico 161, a metà pomeriggio, si è trovata un ragazzo con la siringa infilzata nel braccio stretto dal laccio emostatico. E poi ubriachi che bivaccano nei sottoportici a ridosso di un negozio di alimentari e le prostitute nigeriane, tornate dopo la fine dell’estate, in concomitanza con la chiusura del cantiere della rotonda. «Arrivano non appena fa buio, anche in sei, usano i sottoportici all’angolo con via Cappuccina per cambiarsi», prosegue il portavoce dei condòmini, «o come un bagno».
Problemi elencati in una lettera inviata a fine ottobre al prefetto, al questore e al sindaco, chiedendo il loro intervento. Lo chiede anche Hannan, il giovane bengalese titolare dell’agenzia viaggi con money transfer che si affaccia su via Cappuccina: «Mi ritrovo le prostitute davanti al negozio, usano i sottoportici come spogliatoi, c’è sempre la stessa persona che le accompagna la sera. Non mi sembra un bel biglietto da visita per i turisti che vengono nella mia attività: perché nessuno interviene? Siamo tutti fratelli, diamoci una mano per risolvere i problemi».
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