Imu e Tasi, Venezia incassa 35 milioni

Nel 2015 quindici Comuni hanno modificato le aliquote dei servizi indivisibili, dieci quelle dell’imposta sugli immobili

MESTRE. Quindici i Comuni veneziani che nel corso del 2015 hanno modificato le aliquote della Tasi (servizi indivisibili) che ha sostituito l’Imu sulla prima casa. Dieci invece quelli che sono andati a ritoccare le aliquote dell’Imu, l’imposta municipale sugli immobili. Si avvicina a grandi passi, per i contribuenti veneziani, la scadenza del 16 dicembre quando si dovrà pagare, per l’ultima volta, la Tasi dovuta per la prima casa, salvo case di lusso e ville. Interessati sono i proprietari di case della provincia di Venezia ma muoversi nella selva di aliquote e detrazioni in vigore nei 44 Comuni non è facile. Le tabelle che pubblichiamo potranno aiutare i cittadini a capire. «Stiamo registrando un forte afflusso in vista della scadenza per Imu e Tasi e molti uffici sono pieni di gente anche perché quest’anno la scadenza si aggiunge alle pratiche per ottenere i contributi del Fondo sociale affitti», spiega Mauro Bonato, responsabile per Venezia del Caf Cisl Servizi.

«Le domande vanno redatte con l’aiuto dei centri di assistenza fiscale e le diverse scadenze ci stanno ingolfando di lavoro». Nel solo Comune di Venezia, il più abitato in provincia, si stima che dai versamenti che cittadini e imprese faranno entro il 16 dicembre entreranno in cassa circa 16 milioni di euro per la Tasi e circa 19 milioni di Imu. I contribuenti per l’Imu verseranno più di 45 milioni di euro. Di questi, 26 milioni vengono incamerati dallo Stato, in particolare per aziende e capannoni industriali, mentre 19 milioni vengono girati dall’amministrazione comunale di Venezia. Nel 2014 ai municipi veneti il combinato di Tasi e Imu sulla prima casa ha fruttato 287 milioni (altri 200 sono arrivati da “imbullonati” e fabbricati agricoli secondo fonti Anci). E secondo le stime della Cgia di Mestre, l’Imu sugli immobili a uso produttivo costerà 10 miliardi di euro. Per l’associazione, secondo lo studio di Paolo Zabeo, in genere i Comuni hanno applicato sui capannoni l’aliquota massima, a dimostrazione del fatto che in questi ultimi anni i sindaci hanno deciso, nella stragrande maggioranza dei casi, di contenere la pressione fiscale sulle abitazioni principali, a scapito, di quella sulle attività produttive. Per i contribuenti sono tante le questioni di cui tenere conto. Un piccolo campionario di casi li segnala il tributarista di Noale Alberto De Franceschi. La nuova legge di stabilità 2016 che dovrebbe cancellare le tasse sulla prima casa non considera per esempio le abitazioni date dai genitori in comodato d’uso ai figli, normate non da tutti i Comuni.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia