Imprenditore e spacciatore condannato a 3 anni e 4 mesi
SAN DONÀ. Aveva l’obbligo di firma davanti ai carabinieri, dopo essere stato arrestato la scorsa estate con due chili di marijuana, nascosta nella sua casa di Porto Santa Margherita: ma l’imprenditore edile sandonatese Giovanni Tamai si era presentato in caserma per la firma, con in tasca alcuni grammi di droga. Così a dicembre era tornato agli arresti domiciliari.
Ieri, per lui, una pesante condanna in Tribunale a Venezia: 3 anni e quattro mesi di reclusione, con rito abbreviato e, dunque, godendo dello sconto di un terzo della pena, in cambio di un processo più veloce, sugli atti a fascicolo, davanti alla giudice per le udienze preliminari Barbara Lancieri. La pubblico ministero Alessia Tavarnesi aveva chiesto il doppio: 6 anni e 8 mesi di reclusione. Secondo la Procura, infatti - alla luce dei precedenti del quarantenne - non sarebbero potuti rientrare nella più lieve accusa di “fatto di modesta entità” quei 10 grammi di cocaina (7 dei quali puri), 48 di marijuana, 5 di hashish che Tomai aveva addosso, nascosto in casa e nell’auto, insieme a bilancini e a sostanza da taglio. Da parte sua, l’imputato si è sempre difeso sostenendo che si trattava di droga per uso personale. Alla fine, la gup Lancieri ha riconosciuto l’attenuante della modica quantità - così come richiesto dall’avvocato difensore Giorgio Pietramala - ma ha comunque firmato una condanna importante, tenendo conto del fatto che l’uomo avesse continuato a comprare droga nonostante le misure cautelari alle quali era sottoposto e a una precedente condanna a 2 anni di reclusione.
Una vita professionale importante con la sua società edile, quella dell’imprenditore sandonatese - con lavori anche per enti pubblici - ma borderline, per le frequentazioni con il mondo del mercato della droga. Al punto da non restarne lontano neppure quando è stato sottoposto a misure cautelari, come quello di doversi recare con regolarità in caserma dei carabinieri a Caorle, per adempiere all’obbligo di firma ed evitare così gli arresti domiciliari.
Dove ora dovrà, invece, scontare la pena, in attesa di un eventuale appello per essersi recato a firmare per il controllo, con in tasca (e a casa, e in auto) mezzo etto di sostanze stupefacenti varie. (r.d.r.)
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