Imprenditore arrestato per estorsione

Vittorio Carraro è titolare della “CV”: è accusato di aver chiesto 30 mila euro alla Sielv per far cessare gli attentati

Otto colpi di pistola avevano centrato alcune auto parcheggiate all’interno del cortile della «Sielv Facility Management srl», in via VIII° Strada 9, nella zona industriale di Fossò, un mese e mezzo fa. Ieri, sono scattate le manette per il reato di estorsione ai polsi di Vittorio Carraro, titolare della vicina azienda di carpenteria di Fossò: i carabinieri coordinati dal pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava lo accusano di estorsione e oggi sarà interrogato dal giudice Giuliana Galasso, che dovrà decidere se prove e indizi siano sufficienti mandarlo nel carcere di Santa Maria Maggiore. L’imprenditore lo avrebbe fatto per risollevare le sorti della sua azienda in crisi - si tratta della «C.V. srl», fallita alcuni mesi fa - ed è difeso dall’avvocato Stefano Marrone. I carabinieri di Dolo lo tenevano d’occhio da tempo, da quando, dopo quei colpi di pistola, si era fatto vivo con quelli della «Sielv»: più di un contatto, aveva spiegato che lui poteva intervenire per impedire che quegli attentati si ripetessero. Avrebbe spiegato che quelli volevano che si pagasse il «pizzo» per garantire tranquillità, che a sparare erano stati gli appartenenti ad una banda di albanesi. Ma gli extracomunitari erano soltanto gli esecutori: sempre Carraro, avrebbe sostenuto di sapere che dietro c’erano elementi della banda della Riviera, gente tornata in attività dopo la galera, gente che lui poteva contattare. Però c’era un prezzo da pagare: per impedire che si ripetessero gli attentati dovevano versargli 30 mila euro. Una cifra davvero considerevole, capiva, ma lui correva dei rischi e voleva essere ripagato per questo.

Quelli della «Sielv» non hanno avuto dubbi e si sono subito rivolti ai carabinieri, che hanno cominciato le indagini che ieri hanno portato all’arresto di Carraro. Quest’ultimo aveva chiesto il pagamento di una prima rata di diecimila euro e gli investigatori hanno scelto di far scattare la trappola: non appena l’imprenditore di Fossò ha preso i soldi sono arrivati i militari dell’Arma. Le indagini, comunque, non sono concluse: l’ipotesi degli inquirenti è che non esista alcuna banda di albanesi e tanto meno che dietro a loro vi siano elementi dell’ex malavita del Brenta. Il sospetto è che a ideare l’attentato sia stato lo stesso Carraro e che, in collaborazione con uno o più complici, l’abbia anche eseguito, facendo credere che ci fosse un progetto per far pagare il «pizzo», come accade in alcune regioni del Sud con le organizzazioni criminali. Intanto, è necessario attendere l’interrogatorio di oggi per capire come si difenderà l’arrestato, poi i carabinieri cercheranno di dare un nome e un volto al complice di Carraro.

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