“Impiraresse”, mondo di perle a colori

Luisa Conventi con la sua azienda tiene viva una tradizione antica e fa conoscere il mestiere sfidando la crisi

Nel ‘900, tanto tempo fa, c’erano le impiraresse dal verbo “impirare” – infilare - un mestiere che veniva svolto esclusivamente dalle donne a domicilio. E c’erano anche le Conterie. Oggi la produzione mondiale delle piccole perline viene fatta perlopiù nella Repubblica Ceca, dove tanti anni fa hanno comprato tutto delle vecchie Conterie, brevetti, metodi di lavoro e quant’altro. Un tempo c’erano due uomini che prendevano una palla di vetro infuocato e poi si mettevano a correre in direzione opposta per 100 metri; alla fine appoggiavano sul pavimento di legno questo lungo spaghetto bucato.

Questi uomini a Murano non ci sono più, ma le perle restano e anche le impiraresse. Oggi come allora tuffano gli aghi tenuti in mano a ventaglio nella sessola che contiene le perline per poi formare i mazzi. Un tempo il lavoro delle impiraresse era coordinato dalle mistre che fungevano da intermediarie tra la fabbrica e le lavoratrici; da questo ruolo le mistre ne ricavavano notevoli introiti tanto che col tempo suscitarono parecchie ostilità nei loro confronti fino ad arrivare nei primi anni del ‘900 a dei veri e propri scioperi organizzati dalla categoria delle impiraresse. Le mistre non ci sono più.

Con la crisi tanti mestieri arti e fatiche ritornano. Luisa Conventi ha la sua azienda a un numero tutto tondo di Cannaregio; il 100. Una signora gentile e roboante, come si diceva un tempo. Del resto non poteva essere che così per la moglie dell’ex batterista dei Milord. Oltre al suo lavoro è anche il capocantiere della remiera Settemari e poi trova il tempo per fare altre mille cose. Ha portato avanti negli anni questa vecchia tradizione dell’impirar. «Tutto nasce nel dopoguerra veneziano. L’azienda creata dal figlio del mio bisnonno si occupava delle conterie e nel tempo abbiamo proseguito, tra alti e bassi». Racconta Luisa. «Oggi la ditta vanta un assortimento vastissimo di conterie, più di 200 sono le sfumature dei colori e molteplici misure e fattezze; ci sono le perle tonde con buco tondo o quadro, le mezze linee e i quarti di linea, i tre cut, le charlotte e poi ancora i burattini, le tosca, i papagà, i rigadin, i corniola, gli incamiciati e i macà». A questo mondo fatto di colori e di perline Luisa Conventi ha voluto dedicare diverse feste alle impiraresse; circondate da mille colori «per dare risalto e ricordare questo antico mestiere che tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento ha fortemente contrassegnato la storia e la vita di molte famiglie della città di Venezia». Alla prima festa ne sono seguite altre ogni anno con un tema, l’ultima dedicata agli oggetti floreali. Altre ne seguiranno. Per la prossima – anticipa Luisa Conventi - forse verrà fatto anche uno spettacolo teatrale dedicato a questo mondo particolare. L’intento non è solo quello celebrativo ma anche divulgativo. La signora Anna ogni tanto va a fare delle dimostrazioni e mostra la sua arte con 60 aghi tenuti a ventaglio in una mano a infilare velocemente le piccolissime conterie. «Andiamo a fare delle rappresentazioni un poco ovunque, per esempio un nostro amico ci ospita in un locale a Rialto e con la scusa del “garangheo” si fa vedere cos’era questo mestiere che alla fine non morirà mai. Ancora oggi si fa così e le frange vengono fatte con i vecchi telai in legno. Certo non ci sono più le signore sotto la porta di casa con la sessola. Ci si evolve. Come ho fatto io, ma sempre con lo stesso spirito e metodo di lavoro. La mia è un’azienda alla luce del sole, ma ci si deve ricordare che questo mestiere era fatto per arrotondare senza il bisogno di allontanarsi dalla famiglia. Di questi tempi potrebbe tornare come mestiere, visto che il prodotto delle perle è molto richiesto».

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