Impianto Gpl, piano emergenze solo due anni dopo l’apertura

Chioggia. La prefettura risponde al Comitato sulla gestione del sito classificato “a rischio rilevante” Furioso il presidente Rossi: «Il deposito sarà in funzione prima di sapere cosa fare in caso di allarme»
CHIOGGIA. Due anni per elaborare il piano di emergenza esterno per il deposito gpl e informazione alla città solo “postuma”.


Il comitato No Gpl rende pubblica la comunicazione ricevuta dalla prefettura di Venezia in cui si risponde ai quesiti posti sulla tempistica e sulle modalità per redigere il Piano di emergenza esterno in caso di incidenti in un deposito classificato “a rischio rilevante”. L’articolo 21 del decreto legislativo 105 del 2015 prevede che sia il prefetto, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, sentito il Ctr (Comitato tecnico regionale) e previa consultazione della popolazione, a predisporre il Piano di emergenza esterno e a coordinarne l’attuazione.


Nella comunicazione si specifica che il Piano sarà redatto entro due anni dal ricevimento delle informazioni necessarie da parte del gestore “con lo scopo di controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitare i danni per la salute umana, per l’ambiente e per i beni; mettere in atto le misure necessarie per proteggere la salute mediante la cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso con la Protezione civile; informare adeguatamente la popolazione, i servizi di emergenza e le autorità locali; provvedere al ripristino e al disinquinamento dell’ambiente dopo un incidente”.


«Due anni di tempo», commenta il presidente dei No Gpl, Roberto Rossi, «ci sembrano decisamente troppi, significa che l’impianto andrà in funzione prima che ci sia un Piano per gestire le emergenze esterne. Vogliamo inoltre vedere come faranno a far defluire la gente da Chioggia se l’unica via di fuga sarà verso Sottomarina».


Altro punto che ha lasciato perplesso il comitato è quello sull’informazione alla città. Nella nota della prefettura si dice che per “la consultazione della popolazione si procederà con assemblee pubbliche, sondaggi, questionari, mettendo a disposizione tutte le informazioni su caratteristiche dell’area, la natura dei rischi, le azioni previste per la mitigazione e la riduzione degli effetti in caso di incidente, il cronoprogramma, in modo che i cittadini possano presentare osservazioni e proposte”. Una volta recepite le osservazioni, il Piano sarà inviato al Ministero dell’ambiente, all’Ispra, al Ministero dell’interno, al Ctr, al Dipartimento della Protezione civile e agli enti locali. «Tutto il ragionamento sull’informazione alla popolazione ci lascia perplessi», specifica Rossi, «Ma l’informazione, come previsto dalle leggi Seveso, non doveva essere fatta prima di acquisire l’autorizzazione alla costruzione? Sembra che le leggi debbano essere rispettate solo dai cittadini e non da chi le promulga o le deve far rispettare. Purtroppo questa è la sensazione che si sta inculcando nella testa dei nostri concittadini e onestamente non è una bella sensazione…».


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