Imparare a essere leader in seicento a lezione da Re
MESTRE. Era in un teatro, ma lui sul palco non ci stava quasi mai, preferendo camminare tra le poltroncine o, al massimo, sedersi sugli scalini. Doveva spiegare una formula vincente, fornire strumenti e raccontare una case history di successo, ma ha passato gran parte del tempo a ridere, fare battute e, più in generale, parlare “come se fosse al bar”. Eppure, nonostante queste apparenti incongruenze (ma più probabilmente proprio grazie a loro) Roberto Re e il suo seminario di formazione “Leader di te stesso” - guai a definirlo “spettacolo” - registrano sempre il pienone, e venerdì sera, al teatro Corso di Mestre, non ha fatto eccezione: difficile trovare un posto a sedere, quasi impossibile entrare senza aver prenotato in anticipo.
Le circa seicento sedute delle platee erano infatti straripanti di persone, un pubblico trasversale che vantava rappresentanti di ogni età ed estrazione sociale, dai giovani di belle speranze ansiosi di affinare le proprie armi prima di tuffarsi nel mondo del lavoro, ai professionisti dalle teste ingrigite alla ricerca di una marcia in più per svoltare, finalmente. Tutti accomunati dall’aver pagato una sessantina di euro per essere lì (e per ricevere a fine serata il cofanetto di lezioni in dvd). «Avete tutti lavorato una settimana intera? Allora dovete essere pazzi per passare il venerdì sera qui», scherzava lo stesso Re all’inizio delle quattro ore che lo hanno visto mattatore assoluto nel teatro di Corso del Popolo. Eppure quella platea gremita, che ad ogni domanda a cui rispondeva per alzata di mano si riscopriva più omogenea di quanto si potesse immaginare (tutti avidi lettori di manualistica, tutti ex studenti “intelligenti ma che non si applicavano”, quasi tutti genitori), sembrava pienamente soddisfatta si trascorrere tanto tempo, dalle 20 a mezzanotte, inseguendo il sogno di una migliore efficienza ed efficacia, professionale e personale.
Un po’ cabarettista da stand-up comedy, un po’ mentalista abile a prevedere e indirizzare le reazioni del suo pubblico, il leader del gruppo HDR giustificava con i suoi stessi modi il suo successo, stemperando l’autocelebrazione della sua formula con una saggia dose di ironia, forse anche più efficace dei video con i saluti di varie celebrità trasmessi a inizio serata. A supportare Re, dietro le quinte ma non invisibile, una squadra di trenta ragazzi e ragazze dai completi blu, il sorriso stampato sulla faccia e la voglia incontenibile di alzare a loro volta la mano quando il loro leader poneva domande agli spettatori.
Quella di venerdì, d’altronde, non era solo una tappa celebrativa del tour per ricordare i 25 anni di HDR, ma anche l’occasione per festeggiare il decennale della succursale padovana da cui arrivava gran parte del personale. «Qualche consiglio in più non fa mai male», spiegava uno dei partecipanti paganti prima di entrare in sala, «Roberto poi si fa sempre ascoltare con piacere». «Ho già letto il suo libro, ma credo che vederlo mettere in pratica dal vivo i suoi metodi sia tutta un’altra cosa», ribadiva un giovane in sala all’ex Corso venerdì sera, «Lui è un vero trascinatore, sempre». Attenzione, fiducia in se stessi e voglia di fare, d’altronde, non fanno mai male. Anche se per ottenerli bisogna pagare il biglietto.
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