Immondizia spiaggiata e lasciata dai turisti, i volontari alla Brussa

Monitorata l’area tra Porto Baseleghe e Porto Falconera. L’allarme: «Strage di tartarughe e microplastiche nei molluschi»
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CAORLE. Un mare di plastica. Tra i problemi ambientali più gravi del nostro tempo c’è il proliferare indiscriminato di rifiuti in mare e sulle spiagge. Un fenomeno diffuso ovunque, anche nel nostro mare, come hanno confermato i rilevamenti condotti dai volontari di Legambiente Veneto Orientale nell’ambito della campagna nazionale “Beach Litter”, che ha indagato il fenomeno dei rifiuti spiaggiati. Nel nostro territorio il monitoraggio del 2018 è stato eseguito lo scorso 27 aprile sulla spiaggia della Brussa, tra Porto Baseleghe e Porto Falconera. Legambiente si è avvalsa della collaborazione di un gruppo scout. Nel 2016 era stata monitorata la spiaggia della Laguna del Mort, a Eraclea. Limitandoci ai soli dati relativi alla Brussa, quanto emerge è eloquente.



Mare di plastica

Il 95,79% dei rifiuti spiaggiati è fatto di plastica e derivati. La classifica dei dieci rifiuti più presenti è guidata dai pezzi di polistirolo (45,07%), seguiti da quelli più propriamente di plastica (33,33%). Quindi, tappi e coperchi di bevande, mozziconi di sigaretta, bottiglie e contenitori di plastica per bevande. Come spiegano da Legambiente, i dati della Beach Litter sono preoccupanti per tre aspetti. Il primo riguarda il problema che il mare restituisce molti rifiuti provenienti da attività umane (polistirolo e calze per allevamento mitili) strettamente legate alla pesca, nonostante questo comparto dovrebbe avere i maggiori interessi a tutelare la risorsa naturale. «Rileviamo inoltre molta plastica proveniente dal mancato conferimento dei rifiuti o da abbandoni», spiega Maurizio Billotto, di Legambiente Veneto Orientale, «il semplice buttare la bottiglia di plastica a terra, piuttosto che il contenitore monouso per alimenti, fa sì che l’oggetto, indistruttibile, giunga dalla piazza del paese al mare transitando per fossi e canali».

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rifiuto “turistico”

C’è poi il cosiddetto rifiuto da spiaggia, quello cioè prodotto dai turisti. «Dobbiamo evidenziare che la spiaggia del Mort si caratterizza per l’incredibile quantità di rifiuti prodotti e abbandonati da chi usufruisce di quel tratto di mare», prosegue Billotto, «i bagnanti concepiscono quel luogo, fragile e sottoposto (teoricamente) a severe norme di tutela europee, come un qualsiasi altro tratto di mare. Seppure qui non vi siano servizi di raccolta o pulizia della spiaggia, chi vi si reca accumula nel luoghi più disparati tutti i rifiuti prodotti durante la loro permanenza. In quest’area la regola dovrebbe essere una sola: i rifiuti tornano con me, che li ho prodotti. Diverso è il caso della Brussa, dove il carico turistico è maggiore, ma presenta una minore presenza di rifiuti prodotti abbandonati direttamente dai turisti. È pesante qui, come al Mort, l’impatto nella pineta per la mancanza di servizi».

Rifiuti spiaggiati

L’ultima faccia del Beach Litter è rappresentata dai rifiuti prodotti dallo spiaggiato, ciò che il mare restituisce.
«Il Mort è alla foce del Piave, mentre la Brussa è compresa tra Porto Baseleghe e Porto Falconera, che sono foci dei corsi d’acqua interni», analizza Billotto, che è anche vice presidente di Legambiente Veneto, «in entrambi i casi, risalendo i corsi d’acqua si può notare che sulle rive sono massicce le presenze di rifiuti urbani abbandonati che la corrente porta al mare. Un problema che si aggrava e che deve trovare una soluzione condivisa tra gli enti che si affacciano lungo tutti i corsi d’acqua, senza scaricare l’onere solo a chi sta a valle. Predisporre sistemi di raccolta prima che questi giungano al mare è fondamentale per garantire la qualità delle acque di superficie». Legambiente si sofferma su un ultimo aspetto: la qualità delle acque. «Le plastiche presenti in acqua, mare o fiumi, subiscono un degrado continuo, producendo frammenti, microplastiche che entrano nella filiera alimentare con danni non ancora studiati fino in fondo», conclude Billotto, «È necessario che i Comuni agiscano con proprie azioni per liberare il territorio dalla plastica usa e getta, per ridurre gli imballaggi e prevenire l’abbandono dei rifiuti nonché organizzarsi, territorialmente, per intercettare e raccogliere i rifiuti abbandonati». Sarà indispensabile uscire il più rapidamente possibile dalla dipendenza dalla plastica, per evitare che si avverino le previsioni secondo cui, nel 2050, in mare ci sarà più plastica che pesce. In mare già oggi la plastica causa stragi tra le tartarughe, ma la presenza di microplastiche inizia a essere rilevata anche nei molluschi. —


 

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