Immobili invenduti, bilancio a rischio

Martedì in Consiglio l’avvio dello scioglimento del fondo Città di Venezia. Il Comune dovrà accollarsi 41 milioni di debito
Di Enrico Tantucci

Il Comune si prepara a sciogliere il fondo immobiliare Città di Venezia, costituito nel 2009 e affidato a suo tempo dalla Giunta Cacciari per la gestione alla EstCapital di Gianfranco Mossetto, che doveva vendere sul mercato diciotto edifici di proprietà di Ca’ Farsetti, ma che in questi circa cinque anni di operatività è riuscita a «piazzare» solo Palazzo San Cassiano, a Rialto, venduto per 9,6 milioni di euro, per trasformarsi nell’ennesimo albergo.

Nel Consiglio comunale fissato dal commissario straordinario Vittorio Zappalorto per martedì prossimo sarà infatti approvata una delibera di anticipo dell’avvio della procedura di liquidazione del Fondo. Un passo necessario per «sganciare» subito due immobili del Fondo che la Cassa Depositi e Prestiti - come avvenuto lo scorso anno per l’ex Ospedale al Mare - sarebbe pronta ad acquistare entro la fine dell’anno. Si tratta di Palazzo Diedo - già sede della Pretura - e Palazzo Gradenigo, con possibili nuove destinazione alberghiera o comunque residenziale a fini turistici (non interesserebbe, come invece pareva all’inizio, invece l’ex sede della Cassa di Risparmio di Mestre) per oltre 20 milioni di euro. Ossigeno puro per le casse comunali soprattutto ai fini del rispetto del Patto di Stabilità 2014, per rispettare il quale Zappalorto deve appunto recuperare entro la fine dell’anno una sessantina di milioni. A essi dovrebbero aggiungersi 13 milioni di fondi di Legge Speciale del periodo 2009-2010 che sono finalmente in arrivo e altri 10 milioni che verrebbero messi a disposizione dal Governo, con la Legge di Stabilità 2014.

Ma la «manovra» avviata da Zappalorto con il subcomissario Vito Tatò segna il sostanziale fallimento dell’ambiziosa operazione immobiliare lanciata dall’allora sindaco Cacciari con la società di Mossetto, ma apre, contemporaneamente nuovi problemi di debiti di bilancio per Ca’ Farsetti, come sottolinea anche l’ex consigliera comunale del Gruppo Misto (ora Civica 2015) Marta Locatelli, che ha seguito a lungo le vicende del Fondo.

«All’atto di costituzione del Fondo - ricorda - il Comune aveva ricevuto subito circa 41 milioni e mezzo di euro, la metà del valore stimato degli immobili “girati” al Fondo, grazie a un finanziamento erogato da Unicredit tramite EstCapital. Ora, liquidando il Fondo, e riprendendosi tutti gli immobili, il Comune dovrà accollarsi direttamente anche i 41 milioni e mezzo di euro di debito direttamente sul suo bilancio».

Se dunque prima di costituire il fondo, il Comune aveva gli stessi immobili invenduti e di sua proprietà che ora ritrova, ma senza debiti, ora se li ritroverà tutti nuovamente a disposizione, ma con un “fardello” aggiuntivo di oltre 41 milioni. Un’operazione fallimentare per le casse già in forte difficoltà di Ca’ Farsetti. E pensare che all’atto della costituzione del Fondo, il vicepresidente e amministratore di EstCapital Federico Tosato aveva dichiarato: «È il primo passo operativo che ci consentirà di gestire in modo attivo e proficuo il Fondo Immobiliare Città di Venezia, al fine di ottimizzare la gestione patrimoniale della Pubblica amministrazione veneziana, con uno strumento d’investimento innovativo adottato dal Comune volto a valorizzare una parte del proprio patrimonio immobiliare». Le ultime parole famose.

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