Immigrazione clandestina, Caccia indagato

Ieri l’armatore veneziano raggiunto dall’avviso di garanzia, la nave Mare Jonio resta sotto sequestro probatorio
Beppe Caccia
Beppe Caccia

VENEZIA. «Indagato, con ipotesi di reato gravi e infamanti, per la sola colpa di aver salvato trenta vite umane. Comprese Alima e la sua mamma». Mostrando la foto di una bella bambina salvata dalla Mare Jonio il 9 maggio scorso, Beppe Caccia, ex assessore e consigliere comunale e oggi armatore della Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea, conferma di essere da ieri indagato dalla procura di Agrigento assieme al comandante del peschereccio. Alima ha due anni e il suo volto sorridente, assieme a quello della mamma, campeggia su uno dei tanti manifesti di promozione dell’attività della organizzazione non governativa che circolano in questi giorni sui social network.



L’ex politico veneziano si è imbarcato nell’avventura del salvataggio dei migranti con l’amico di una vita, Luca Casarini, ex leader dei centri sociali del Nordest. E subito è iniziato lo scontro, mediatico, e a suon di sequestri con il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha bollato il progetto di salvataggi come la “nave dei centri sociali”, contestando apertamente le missioni in mare.

Ora, così come era successo nel primo salvataggio per Casarini, anche Beppe Caccia si ritrova ufficialmente indagato. L’armatore in questi giorni si trova a Lampedusa a disposizione delle autorità competenti.

Le ipotesi di reato contestate sono il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la violazione di alcuni articoli del Codice della navigazione in quanto alla nave della Ong di Casarini e Caccia verrebbe contestato di non essere qualificata come nave Sar, acronimo che sta per il termine inglese “Save and rescue” per il salvataggio di migranti in mare.

La notizia dell’indagine che coinvolge Caccia e il comandante del peschereccio arriva dopo un’altra notizia diffusa dalla Ong e dalle agenzie di stampa, ovvero la mancata convalida del sequestro preventivo della nave Mar Ionio, eseguito venerdì scorso d'iniziativa dalla Guardia di Finanza. L'imbarcazione aveva soccorso, in acque internazionali, un gruppo di migranti che viaggiavano su un gommone in avaria. I pm, però, hanno disposto il sequestro probatorio della nave: decisione finalizzata ad effettuare altri accertamenti. La notizia è confermata dal legale della Ong «Mediterranea», Fabio Lanfranca.

La decisione dei pm fa ritenere che la Procura non abbia ravvisato la sussistenza dei gravi indizi richiesta dalla legge per il sequestro preventivo, ma che piuttosto i magistrati vogliano proseguire gli accertamenti per stabilire se il comandante della Mare Jonio abbia commesso il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina soccorrendo i migranti nelle acque internazionali. Nel decreto di sequestro la Finanza imputava alla Ong di non aver contattato le autorità libiche prima del salvataggio. «Una pretesa insensata - aveva replicato Mediterranea - visto che stiamo parlando di un Paese in guerra dove cadono bombe e dove non ci sono interlocutori istituzionali».

Nelle prossime ore la Procura sentirà il comandante che ha iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto dopo aver ricevuto la segnalazione della Finanza. —




 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia