Ilnor, l’ultima carta è andare a Roma
Scorzè. Ieri l’incontro tra operai, sindacati e consiglio comunale: «Intervenga il ministro Calenda»
SCORZÈ. Per sbloccare la questione Ilnor di Scorzè si chiederà un incontro al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Sindacati e lavoratori vogliono percorrere tutte le strade possibili per non vedere morire l’azienda metallurgica di via Moglianese, di proprietà di Eredi Gnutti Metalli di Brescia. E una strada si chiama Roma, magari chiedendo ai vertici nazionali Fiom Cgil di fare da tramite. Ieri i vertici veneziani e della Rsu della sigla sindacale, con una quarantina di operai, sono stati ricevuti in municipio dal sindaco Giovanni Battista Mestriner, la sua giunta e molti componenti del Consiglio, tra cui il presidente Williams Ceccato.
Si respirava un’aria triste, sconsolata, dove gli occhi degli operai erano delusi, malinconici, addolorati; la notizia che nessun acquirente è disposto a mettere un euro su quello stabilimento ha provocato più di uno scossone. Negli accordi firmati a maggio c’era tempo sino al 30 novembre per trovare un gruppo d’imprenditori o anche uno solo ma che avesse voglia di consolidare le professionalità interne e rilanciare il marchio. Invece nessuno si è fatto avanti e per gli oltre 60 dipendenti in cassa integrazione straordinaria sino a luglio prossimo l’amaro in bocca è tanto. Resta intatta la voglia di lottare, almeno nel prossimo semestre, come ha spiegato Giuseppe Minto di Fiom Cgil Venezia: «Proveremo a bussare ancora alla porta del Ministero», osserva, «e mi chiedo se davvero non ci sia un investitore in grado di far partire una fabbrica inserita in un settore in espansione. Avevamo provato pure a istituire una cooperativa ma sarebbe stato troppo rischioso».
Su questo aspetto, il consigliere del Pd di Scorzè, nonché segretario metropolitano, Gigliola Scattolin, ha assicurato che farà il possibile perché ci possa essere un faccia a faccia tra le parti, ossia governo e rappresentanti dei lavoratori. Tra questi, le perplessità maggiori stanno proprio sulla mancata volontà di rilancio. «Abbiamo un mercato in espansione in Romania, Bulgaria e Turchia», osserva un operaio, «e qui non s’investe». Mestriner non è mai stato tenero con la proprietà e ieri non è stato da meno. «Sappiamo bene come la scheda tecnica sul Ilnor sia stata fatta ai primi di novembre», spiega, «e forse neppure loro avevano così tanta voglia di vendere l’intero stabilimento. Magari preferivano vendere a pezzi».
Intanto ieri è iniziata la raccolta dei nomi e cognomi da avere per un’eventuale lista di persone da formare nelle prossime settimane, qualora si facessero avanti delle aziende interessate ad assumere qualcuno. A gennaio ci sarà un incontro proprio con l’assessora veneta al Lavoro Elena Donazzan per capire quali fabbriche potrebbero essere interessate e non si vuole essere impreparati.
(a.rag.)
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