Il volontariato piange Flavio

San Donà. De Luca, 50 anni, stroncato da un’infezione. Il ricordo degli amici e del mondo del calcio
SAN DONÀ. Non è bastato il duomo a contenere tutte le persone che ieri hanno partecipato al funerale di Flavio De Luca, 50enne deceduto improvvisamente sabato scorso a causa di un’infezione. Strazianti le parole con cui la figlia sedicenne ha accolto il feretro: in una chiesa gremita il ricordo intimo di una ragazza è diventato il simbolo universale di quell’amore grande e pulito che faceva di Flavio De Luca innanzitutto un padre. Quattro i figli che lascia, il più piccolo dei quali di pochi mesi, due sorelle e gli anziani genitori.


Sull’altare maggiore c’erano i sacerdoti dell’Oratorio don Bosco, compresi quelli che da tempo ricoprono incarichi in altre città, accorsi per dare l’ultimo saluto a De Luca, che nel cortile salesiano era cresciuto. Tra questi il sandonatese don Alberto Maschio, che con lui aveva condiviso la spensieratezza nei gruppi giovanili e il servizio come animatori: un’esperienza così forte da far nascere l’idea di fondare con gli amici di una vita la cooperativa Il Portico, diventata poi il luogo in cui poter esplicare il suo impegno nel lavoro e nel sociale.


E ieri in duomo tutto il mondo di Flavio De Luca ha voluto essere presente per onorarne la memoria: c’erano i tanti amici dei figli e i compagni di calcio del figlio, che dal padre ha ereditato la passione per questo sport e per l’Inter; c’erano coloro i quali avevano condiviso il percorso di crescita al don Bosco, prima da ragazzini e poi come genitori che accompagnano i loro piccoli; e c’erano i colleghi di lavoro, ai quali mancheranno la dedizione, la precisione, quell’essere un po’ travolti dalle sue mille idee.


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