Il Villaggio Solidale «Profughi e italiani insieme in armonia»

A Mirano su 100 assistiti solo una trentina sono rifugiati «Ora i flussi sono stabili e possiamo insegnare la lingua»
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Accoglienza che fa scuola, adesso tutti vogliono impiegare i profughi in lavori socialmente utili. Intesi: tutti coloro che li ospitano. A Mirano il prefetto Domenico Cuttaia ha parlato di «esempio virtuoso di accoglienza diffusa per piccoli numeri» da seguire. Il protocollo firmato con il Comune ora permette, grazie a questa gestione, di impiegare i migranti ospiti in manutenzioni a beneficio della città.

Ma in cosa consiste il “modello Mirano” tanto decantato dal prefetto? La risposta è in via Miranese, al Villaggio Solidale della Fondazione Gini. Un gioiello appena rinnovato, dove prima c’era il convento dei Padri Giuseppini: alloggi con giardini, spazi comunitari, aree gioco immerse nel verde, orto sociale. Un paradiso che non ospita solo profughi, ma anche persone svantaggiate, disabili, anziani. Un esperimento di convivenza tra bisognosi aperto alla città e dove sempre più spesso la città è chiamata a entrare.

«Su circa cento persone ospitate, solo una trentina sono profughi», spiega il presidente Guido Gini, «ma a differenza di altre strutture, la nostra ha fin da subito sperimentato la mescolanza tra richiedenti asilo e altri soggetti. Non si sono mai verificati episodi di tensione, tranne in un caso, riguardante però un solo ospite, con problemi personali, poi allontanato». Gini spiega che nei primi sei mesi i cambi sono stati frequenti, ogni 15-20 giorni, poi i flussi si sono stabilizzati e oggi ci sono le condizioni per dare qualcosa in più dell’ospitalità. «Per esempio lezioni di italiano», spiega, «così che possano imparare la nostra lingua e inserirsi meglio. Con alcuni è più facile, penso a chi proviene da paesi francofoni, con altri meno, ma è comunque un’opportunità. Per impararlo però serve tempo, per questo flussi più stabili permettono di avviare progetti simili e in questo senso il protocollo firmato a Mirano arriva al momento giusto». Ma al Villaggio Solidale i profughi hanno anche modo di conoscere il territorio che li ospita e le persone che lo abitano.

A volte anche grazie a inconvenienti diventati opportunità: «Come quando un ragazzino straniero ospite ha provocato un incidente in bicicletta, rovinando l’auto di un miranese», racconta Gini, «il padre si è offerto di ripagare i danni con una parte del bonus giornaliero destinato ai profughi. Poi però dal loro contatto è nata una bella storia di solidarietà e il proprietario dell’auto ha perfino offerto uno stage nella sua azienda al padre del ragazzino».

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