«Il via al nuovo stadio? Prima approviamo il Pat»
«Daremo una risposta a tempo debito».
Ovvero?
«Dopo l’approvazione definitiva del Pat: il piano di assetto territoriale è la dead line».
Quindi, quando?
«Il Pat è già in calendario in Consiglio comunale per il 17 dicembre».
Di domenica mattina all’ora di prando, misurando le parole, il sindaco Giorgio Orsoni risponde così al presidente del Venezia Calcio, il magnate russo Yuri Korablin, che sabato ha chiamato i giornalisti per annunciare di essere pronto a partire con il cantiere per il nuovo stadio e di aspettare solo il via libera dall’amministrazione comunale.
La decisione di Ca’ Farsetti - annuncia ora il sindaco - arriverà entro Natale, sciogliendo anche uno degli interrogativi cardine posti dall’imprenditore russo e dal suo nuovo project manager, Maurizio Trevisan, ex presidente dell’aeroporto Marco Polo e che ben conosce gli interessi in gioco nell’area: dunque, oltre al “quando”, “dove” sarà realizzato il nuovo stadio, ci sarà a no la seconda pista, perseguita con determinazione dal presidente di Save Enrico Marchi, ma criticata dall’amministrazione comunale?
«Dove realizzare lo stadio, lo diremo non appena approvato il Pat», prosegue Orsoni, «l’area prevista è quella del Quadrante di Tessera, ma stiamo cercando di trovare la formulazione ottimale per contemperare i due interventi: anche se è stato detto che non siamo disponibili, come amministrazione, alla realizzazione della seconda pista, il Pat non può entrare in conflitto con questa ipotesi, nel futuro, magari tra vent’anni. Stiamo cercando di organizzare il territorio perché sia fattibile da subito il nuovo stadio e il casinò, senza precludere un’eventuale futura nuova pista dell’aeroporto».
Sul progetto di stadio da 30 mila posti, con centro commerciale, divertimenti e ricettivo annesso, l’imprenditore russo è disposto ad investire con i suoi soci 60 milioni di euro.
In settimana si giocherà un’altra battaglia strategica: quella per ottenere quel passaggio dell’Arsenale in proprietà al Comune, prima messo nero su bianco dal governo nel decreto di Spending review, poi cancellato in commissione Bilancio dall’emendamento dello stesso governo per dare (gratuitamente) l’area nord del cantiere al Consorzio Venezia Nuova per il Mose e l’area sud alla Difesa, con possibilità di alienazione in proprio. Nonostante lo stato dei fatti, Orsoni ostenta sicurezza: «Mi affido al Parlamento che saprà certamente trovare la formulazione migliore: il senatore Casson è fortemente impegnato su un testo che abbiamo condiviso e sono sicuro troverà la giusta mediazione».
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