Il vescovo tuona contro le leggi “ingiuste”

Chioggia. Monsignor Tessarollo condanna le norme divenute intoccabili più di un dogma cattolico

CHIOGGIA. «Le leggi sono più intoccabili dei dogmi cattolici».

Nell’ultimo editoriale di Nuova Scintilla il vescovo monsignor Adriano Tessarollo torna a criticare le leggi “malfatte”, che non fanno corrispondere la “giustizia legale” alla “giustizia sociale”. Lo aveva già fatto, di striscio, qualche settimana fa quando aveva criticato la legge sulla legittima difesa commentando la sentenza, a suo dire troppo pesante, contro il tabaccaio di Civè che ha ucciso il ladro che si era introdotto nel suo negozio.

«Il sentire comune», scrive il vescovo, «avverte alcune leggi, pur approvate, contrarie alla giustizia evidente e si attende che vengano abrogate. Ma nessuno sembra potervi mettere mano, intoccabili più di qualsiasi dogma cattolico. Pensiamo ad esempio ai cosiddetti diritti acquisiti, riconosciuti dall’evidenza sociale come privilegi usurpati, o a tutti quegli orpelli burocratici il cui scopo principale è quello di conservare tutto strettamente sotto controllo dei funzionari, soggetti a arbitrarietà e lungaggini infinite, sbloccabili troppo spesso solo con vie che sono comunque sotto gli occhi di tutti e che non hanno mai fine».

Il vescovo ritiene che spesso la giustizia sociale non coincida con quella legale che tutela interessi di singoli o di gruppi particolari, le cosiddette caste. «Da tempo si suona l’allarme sulle risorse non inesauribili dell’Inps», spiega monsignor Tessarollo, «Nessuno però può mettere mano o correggere quegli squilibri definiti come “diritti acquisiti”. Un esempio tra molti quello della legge 564 del 1996 che prevedeva, e forse continua a prevedere, che il calcolo della pensione avvenisse in base allo stipendio percepito nell’ultimo mese di lavoro. Molti ne hanno approfittato arrivando a pensioni d’oro il cui costo grava sull’Inps e quindi su tutti gli italiani. Certo questo meccanismo è di certo legale, ma poco morale. Chi è riuscito a farselo riconoscere se lo tiene stretto come diritto acquisito, ma la coscienza, la giustizia sociale e la misericordia hanno niente da dire?». (e.b.a.)

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