Il vescovo striglia Casson e il Pd
CHIOGGIA. “Stop a rissosità e conflitti di interessi, si lavori solo per il bene comune”.
Il monito arriva dal vescovo monsignor Adriano Tessarollo che, con un’editoriale sull’ultimo numero del settimanale diocesano Nuova Scintilla, ha strigliato tutti i politici locali sostenendo che non sia ammissibile, per la seconda volta consecutiva, che una giunta non riesca a concludere la legislatura.
La chiesa, solitamente poco incline a entrare nelle beghe politiche locali, questa volta alza la voce, con la sua massima autorità, e tira le orecchie ai politici, in primis al sindaco Giuseppe Casson, all’Udc e al Pd responsabili di non aver saputo smussare le divergenze e lavorare insieme per cinque anni come promesso agli elettori. «Questa situazione mi fa venire in mente una poesia che ho imparato in seconda elementare», spiega monsignor Tessarollo, «due fratelli che bisticciavano dandosi la colpa a vicenda senza riconoscere le proprie responsabilità con la mamma che metteva in castigo entrambi. Qui stiamo assistendo alla stessa triste scena. È la seconda volta, in quasi sei anni di presenza qui a Chioggia, che la legislatura cittadina rischia di chiudere i battenti prima del tempo. E forse verrà un esterno (il commissario prefettizio) a concludere il mandato. Come esperienza insegna, questi finali già visti non apportano né grandi novità né grandi vantaggi per il bene della città». E qui si innesta il “rimprovero” del vescovo ai politici che mentre perdono tempo a litigare non si accorgono che le emergenze sociali aumentano. «Si ha l’impressione», scrive, «che l’esercizio della democrazia abbia la sua migliore espressione nell’ostacolarsi reciprocamente tra le parti che hanno avuto dal popolo l’incarico di governare la città con criteri di “bene comune”. È così impossibile trovare una convergenza sulle cose buone e utili da fare per la città? O prevale così tanto il conflitto degli interessi di parte da non riuscire a proseguire fino alla conclusione della legislatura? Constato con rammarico che le soluzioni dei problemi, la risposta ai bisogni e alle urgenze numerose saranno continuamente rimandate e il danno ricadrà naturalmente sulla cittadinanza che ora non ne avrebbe alcun bisogno. Fa pensare che in una città di meno di 50.000 abitanti, non si riesca a individuare ciò che davvero giova al bene dei cittadini e per un’intera legislatura non si riesca a lavora insieme, trovando un’unità operativa. Forse sarà bene smettere lo stile dell’accusa, che si ripete ormai dovunque, e pensare davvero al bene della città anche perché nuove elezioni non risolverebbero nulla perché tornerebbero in campo sempre gli stessi».
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