Il Vega inverte la rotta e riduce il passivo
Il Parco tecnologico e scientifico Vega è l’unico e concreto esempio di “rigenerazione e innovazione” delle aree più inquinate di Porto Marghera dismesse dalle industrie, in questo caso quella dei fertilizzanti ex Agrimont, all’estremità di Porto Marghera più vicina a Mestre e al ponte per Venezia. Il Vega si sta giocando il tutto per tutto con un concordato preventivo che dovrebbe permettere, entro i prossimi due anni, di ripianare i debiti di circa 15 milioni di euro, accumulati con banche e fornitori, attraverso la vendita di immobili e la parte restante dell'area del Vega 2 dove c’è il Pala Expo costruito da Condotte Immobiliare. Il Vega è una sorta di “fronte avanzato” del tanto invocato risanamento e rilancio delle aree industriali dismesse - ancora tutte da realizzare malgrado la sfilza di accordi di programma sottoscritti dalle istituzioni - sul quale si sta vivendo un momento cruciale per il futuro di tutta Porto Marghera.
Se fallisce il Vega allora, pensano in molti, non ci saranno più possibilità di mettere in sicurezza la laguna, bonificare le aree avvelenate e riconvertire Porto Marghera. I segnali che arrivano sono incoraggianti e domani la prevista assemblea dei soci del Vega Scarl - il consorzio di società nel quale il Comune è in maggioranza assoluta (60%), seguito dalla Regione Veneto tramite la controllata Veneto Innovazione (17%) - dovrebbe confermare, con l’approvazione del bilancio consolidato del 2015, l’inversione di rotta, con un margine operativo di nuovo positivo e con un ulteriore riduzione delle perdite d’esercizio e un progetto solido per tornare alla sua originale vocazione di fare ricerca tecnologica e scientifica, innovare e favorire la nascita di nuove imprese (start up) con l’apposito “incubatore” previsto dall’accordo di programma sottoscritto l’anno scorso da Vega scarl con l’università Ca’ Foscari, il Comune di Venezia e la Camera di Commercio Delta Lagunare.
L’assemblea dei soci di domani dovrebbe confermare un’ulteriore riduzione della perdita di esercizio (che nel 2013 ammontava a 2.849.000 euro e già era sceso a 855.000 euro nel 2014) e un margine operativo positivo di 300.000 euro che supera addirittura le aspettative ed è in linea con quanto previsto dal concordato: stabilità dei ricavi e compressione dei costi. All’assemblea dei soci presenteranno il bilancio il presidente di Vega Scarl, Roberto Ferrara, e l’amministratore delegato Tommaso Santini che già nello scorso marzo - in occasione della riunione del consigli di amministrazione - avevano spiegato che i «risultati positivi di bilancio anticipati sono frutto di un lavoro svolto nell'ultimo triennio dalla società, di razionalizzazione e efficientamento, un lavoro che con grande sacrificio è stato portato avanti e continuerà fino al raggiungimento degli obiettivi indicati nel concordato». Resta da azzerare l’indebitamento di Vega Scarl con la vendita di due immobili (gli edifici Lybra e Auriga) in blocco e o frazioni (uffici, lavoratori, ecc.) e la porzione di terreno del Vega 2 che s’affaccia sul canale Brentella; un’impresa non certo semplice e scontata vista la crisi del settore immobiliare, iniziata nel 2008.
Il Parco tecnologico e scientifico si articola in quattro aree contigue (Vega 1, 2, 3, 4) che comprendono un territorio di circa 35 ettari. La realizzazione del Vega è stata possibile grazie alla riconversione dell'area 1 (9.4 ettari), precedentemente occupata dalle fabbriche di fertilizzanti, mentre la riqualificazione dell’ area 2 deve essere completata e quella delle aree 3 e 4 deve ancora avvenire.
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