«Il turismo parla cinese, Jesolo si prepari al futuro»
JESOLO. «Ma quali austriaci e tedeschi, il futuro del turismo sono i cinesi». Luciano Pareschi lo ha detto anche in una recente riunione del consorzio di promozione turistica di cui è da anni da anni consigliere. Il parco a tema acquatico numero uno in Italia ed Europa, tra i più premiati in assoluto, aprirà i battenti il 27 maggio, dopo ingenti investimenti, nuovi settori e scenografie, scivoli di 38 metri ed effetti tridimensionali, social media e riproduzioni di porticcioli caraibici, covo dei pirati. Ma Pareschi guarda sempre avanti, pensa già ai prossimi 10 e 20 anni, tra il jogging mattutino, la colazione all’americana, e i panni del manager dell’intrattenimento diurno e notturno con il suo Vanilla.
Il pensiero va alla Cina, nazione più popolosa al mondo con quasi 1 miliardo e 400 mila persone. Di cui se anche una sola piccola parte arrivasse sulle nostre spiagge determinerebbe una pacifica invasione di turisti del tutto nuovi ed esigenti, alla ricerca di arte, cultura, shopping, ma anche un po’ di sole, sdraiati sui lettini o davanti alle piscine. Ecco perché il suo parco si sta preparando per gli anni a venire, quando la fruibilità tutto l’anno potrebbe essere determinante con la vicinanza a Venezia e la linea nautica degna di questo nome. «Nel medio periodo», dice Pareschi, «l’offerta di Aqualandia aspira a consolidarsi come club a 360%, attraverso la realizzazione di un hotel con 400 stanze e 300 service apartaments, e lo sviluppo dell’attuale Funnyland su tre livelli, facendone un vero e proprio Family Park. Progetti che renderanno Aqualandia fruibile tutto l’anno. Il cambiamento, completato da una copertura indoor, potrebbe intercettare da febbraio a novembre i 60 milioni di turisti orientali che secondo le previsioni sceglieranno Venezia nel prossimo futuro, giustificando un collegamento diretto via mare tra Jesolo e il capoluogo. Noi stiamo pensando oggi ai turisti austriaci e tedeschi, giustamente, ma ragionando in prospettiva non possiamo dimenticare cosa sia la Cina e tutto l’oriente per la nostra costa. Qualcuno crede che i cinesi, ad esempio, non amino il mare. Nulla di più sbagliato. Basta cliccare in rete sulle loro località turistiche affacciate sul mare per scoprire che sono affollate da milioni di persone. I cinesi amano eccome la spiaggia, anche se in rapporto alla popolazione potrebbero sembrare una piccola parte. Per noi, però, questi numeri sarebbero davvero enormi».
Quindi Pareschi apre una nuova frontiere del turismo, oltre ai tradizionali arrivi in lingua tedesca, visto che anche quelli dalla Russia hanno avuto un forte rallentamento per le turbolenze politiche legate a Putin.
Giovanni Cagnassi
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