Il Tribunale blocca la centrale a biogas

Gardigiano, l’iter dell’impianto va rifatto. Annullati i permessi regionali: «Seguire le leggi europee»

GARDIGIANO. Tutto da rifare per la centrale di biogas da 599 kilowatt di Gardigiano e 769 kilowatt come potenza termica: per il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Veneto non basta la sola conferenza dei servizi ma bisogna attenersi alle leggi europee. Di fatto, si annullano le autorizzazioni date dalla Regione ai proprietari ancora nel giugno del 2013 così come richiesto da Comune di Scorzè e residenti che avevano ricorso assieme.

Dunque quest’ultimi due incassano il parere positivo del Tar sul tanto discusso impianto dell’azienda agricola di via Frattin che dovrebbe sorgere a poche centinaia di distanza dal centro e non piace ai residenti. «L’impianto non può neppure essere qualificato come estensione dell’allevamento esistente» si legge nella sentenza dalla terza sezione «perché l’utilizzo delle deiezioni animali per alimentare la produzione di energia elettrica non comporta un aumento del numero dei capi di bestiame presenti, e l’impianto, pur essendo operativamente connesso all’allevamento, potendo funzionare anche con altri materiali o altre sostanze organiche, ai fini della valutazione di impatto ambientale, ha una propria autonomia funzionale, essendo volto alla produzione di energia. Pertanto l’impianto deve correttamente essere qualificato come sussumibile entro la categoria degli “impianti termici per la produzione di energia elettrica” che deve essere sottoposto a screening».

Per il Tar, dunque, l’impianto avrebbe dovuto essere sottoposto ad altre verifiche di professionisti, per stabilire quanti rifiuti si produrrebbero, quanto inquinamento ne uscirebbe, all’area geografica e alla densità di popolazione interessata e così via. Inoltre il nostro governo aveva impugnato una legge regionale delle Marche in tema di Valutazione d’impatto ambientale, assumendo come parametro la direttiva dell’Unione Europea. Una vicenda che va avanti da almeno un paio d’anni, con la nascita di un comitato locale, nominando come referente l’avvocato Marco Tiffi, residente proprio nella frazione scorzetana, mentre il Comune, ancora a marzo 2013, aveva preso posizione contraria all’impianto con una delibera. Posizione contraria per tre motivi; intanto la viabilità, con l’insufficienza delle vie d’accesso e la pericolosità delle strade, poi le tante famiglie che abitano sono nella zona e, da ultimo, la vincolata Villa Frattin, in passato residenza del primo sindaco di Scorzè.

Alessandro Ragazzo

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