«Il tram non sarà mai mezzo d’eccellenza»

Dai cavi della linea aerea all’uso promiscuo delle corsie, fino all’ultimo deragliamento per un problema di scambi: Scalabrin (Avm) guarda avanti
Foto Agenzia Candussi/Furlan/ Mestre, via Colombo/ Deragliamento del tram
Foto Agenzia Candussi/Furlan/ Mestre, via Colombo/ Deragliamento del tram

MESTRE. «Il tram è come uno studente che ha iniziato la sua carriera con l’insufficienza, ma è andato a ripetizioni, si è impegnato e ora ha raggiunto il 6 e mezzo.Stiamo lavorando per arrivare al 7 o all’8, ma deve essere chiaro che a Mestre non si potrà mai raggiungere il 10».

È questa la lettura di Luca Scalabrin, presidente del Consiglio di amministrazione di Actv, con il quale facciamo il punto della situazione a poche ore di distanza dall’incidente che venerdì mattina ha visto deragliare un convoglio, con l’ultimo vagone salito sul marciapiede, in via Colombo, all’angolo con piazza Barche, pochi secondi dopo che il tram era partito per raggiungere Marghera.

Scalabrin, lei dà una sufficienza piena al servizio ma in questi 7 anni, due dall’apertura della linea per piazzale Roma, la lista dei disagi è bella lunga.

«Sono stati sette anni turbolenti ma il servizio in questi anni è migliorato e noi ce la stiamo mettendo tutta».

Ma perché, restando alla sua scala di giudizio, non si potrà mai andare oltre all’8 in pagella?

«Il vero problema del tram di Mestre è l’uso promiscuo delle corsie. Il tram di Mestre corre per quasi tutto il suo percorso in mezzo al traffico, con le conseguenze che tutti conosciamo, e questo non accade in nessun’altra città. Io ad esempio avrei fatto passare il tram in centro al Ponte della Libertà, in una corsia riservata. Ma adesso è inutile stare qui a discutere se sia stato giusto realizzarlo o meno, e se sia stato giusto realizzarlo in questo modo».

A dire il vero non è un aspetto secondario, sono stati spesi 210 milioni di euro di soldi pubblici.

«È stata una scelta politica, presa quasi vent’anni fa, e nel frattempo è cambiato il mondo, ma non c’ero e non entro nel merito anche se in altre città, penso a Bologna, il tram è stato il grimaldello per rivoluzionare la viabilità di una città. Posso solo dire che adesso il tram c’è e dobbiamo farlo funzionare al meglio, considerando che anche per noi il tram è, in qualche modo, una cosa nuova. O qualcuno preferirebbe fargli fare la fine dell’ovovia del Ponte di Calatrava, mai entrata stabilmente in funzione? Una vicenda francamente vergognosa».

Ma il tram è in servizio da 7 anni: come può dire che è una cosa nuova?

«Come Actv e Avm ci occupiamo di trasporti: se c’è un bus rotto andiamo a prenderlo e lo ripariamo. Ma con il tram funziona in modo diverso perché è un sistema molto più complesso: se c’è un problema elettronico devo confrontarmi con i tecnici dell’azienda che me l’ha fornito. È come se avessimo preso un computer: quando non funziona ci sono aspetti nei quali possiamo intervenire e altri per i quali dobbiamo chiedere aiuto a un tecnico specializzato. E i rapporti con le aziende non sono sempre facili. Come noto ci sono stati fallimenti, cambi di proprietà dell’Ati, costituita anche da società che avevano lavorato al Mose, e ci sono anche dei contenziosi aperti proprio sugli interventi eseguiti. Ci stiamo specializzando, preparando personale, per arrivare alla fase della gestione, in piena autonomia, dell’intera rete del tram».

Interventi che, dai cavi della linea aerea al sistema di diagnostica, il ministero delle Infrastrutture vi ha chiesto di migliorare in vista del certificato che dovrà rilasciare la commissione di collaudo. Ce la farete?

«Noi avremmo dovuto ricevere un’opera già conclusa e collaudata, ma nella fase di esecuzione non è andata così. Ora stiamo seguendo tutte le prescrizioni che ci sono state fatte e quindi non credo che ci saranno ulteriori difficoltà».

È un fatto che i numeri degli utenti del tram sono in crescita.

«Il tram è bello e soprattutto comodo. Solo a Mestre passa in un tunnel, sotto la stazione ferroviaria, e solo qui raggiunge i 60-70 chilometri all’ora, sul ponte della Libertà, aspetti di innovazione di cui tenere conto. È entrato nelle abitudini dei mestrini, noi siamo al lavoro per migliorare il servizio».

f.furlan@nuovavenezia.it

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