Il torrone batte anche il tornado. La Scaldaferro riparte

La celebre azienda dolciaria di Dolo era stata completamente scoperchiata dalla tromba d'aria dell'8 luglio.
«Lavoriamo da tre mesi anche la domenica, ma per Natale saremo sotto l'albero»
Il torronificio Scaldaferro pochi giorni dopo il tornado che l'aveva completamente scoperchiato
Il torronificio Scaldaferro pochi giorni dopo il tornado che l'aveva completamente scoperchiato

DOLO. La Riviera e i buongustai di tutta Italia ritrovano una delle eccellenze del territorio che è riuscita a ripartire dopo il tornado. Si tratta del Torronificio Scaldaferro, situato in via Ca' Tron 31 lungo la Brentana a Dolo, che aveva subìto ingenti danni in quel drammatico 8 luglio al tetto, ai laboratori di produzione, alle celle frigorifere che contenevano le preziose materie prime, ai gruppi elettrogeni, ai muri interni e serramenti.

Questo non ha fermato il titolare Pietro Scaldaferro che in due mesi ha rimesso in piedi l'azienda ritornando alla produzione del Mardorlato, eccellenza culinaria che viene ancora realizzata a mano con la ricetta di quasi un secolo fa e riattivando lo spaccio aziendale. Oltre ai classici prodotti quest'anno la produzione vede delle novità: dalle fette sottilissime al Pistacchio di Bronte e miele d'arancio, ai biscotti cantucci arricchiti di torrone al pepe di sechuan.

Pietro Scaldaferro
Pietro Scaldaferro

«Abbiamo lavorato incessantemente per tre mesi», spiega Pietro Scaldaferro, «sabati e domeniche comprese, con 47 gradi. Assieme ad un gruppo di 15 persone abbiamo ricostruito 2 mila metri quadri di tetto, cioè due terzi del totale, riuscendo a riattivare il laboratorio, le celle frigorifere, lo spaccio e il magazzino». Il costo del restauro si aggira finora sui 600 mila euro. «Alla fine arriveremo a 800 – 900 mila euro», prosegue Pietro Scaldaferro, «abbiamo avuto una parziale copertura dell'assicurazione mentre il resto l'abbiamo messo di tasca nostra. Per fortuna noi avevamo un'assicurazione che ci è stata d'aiuto, penso a quelle famiglie che non hanno nessuna copertura e mi vien male».

Una foto del torronificio Scaldaferro negli anni 60
Una foto del torronificio Scaldaferro negli anni 60

Pietro Scaldaferro riflette sul territorio rivierasco. «È fatto dalla solidarietà dei volontari, anche tanti ragazzi che ci hanno aiutato a raccogliere le macerie, delle associazioni e dai nostri clienti», spiega, «ma sono sconfortato dalle istituzioni che non ci hanno dato aiuto. Di quello che ho speso quest'anno posso detrarre il 5 per cento perché il Governo lo considera come ristrutturazione e non legato all'evento calamitoso. Il restante lo potrò detrarre nei prossimi 5 anni. Inoltre le tasse nazionali non sono state sospese. Io vado avanti, non mi lamento, non chiedo niente a nessuno ma così non si dimostra solidarietà».

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