Il tornado in Riviera del Brenta: un anno dopo è beffa-rimborsi

Dopo la devastazione, famiglie sul lastrico: i soldi della Regione non arrivano o sono bloccati nei Comuni per lungaggini burocratiche

DOLO. Un anno dopo l’effetto devastante del tornado continua a far sentire la sua eco nella riviera del Brenta. Dolo, Mira, Cazzago. I tre paesi dove la furia è passata seminando distruzione e morte (un uomo di 63 anni, Claudio Favaretto, di Dolo, era deceduto schiacciato nella sua auto rovesciata dal vento) rabbrividiscono ancora al pensiero di quella maledetta data: 8 luglio 2015.

Tuttora ci sono tetti senza tegole, cortili imbruttiti da cataste di tavole di compensato, marciapiedi dissestati e alberi sradicati. E anche peggio. Ancora oggi ci sono fabbriche, terreni, capannoni, che non hanno smaltito l’amianto. "Aiuti insufficienti dallo Stato", la replica dell'assessore regionale  all'Ambiente Gianpaolo Bottacin (qui la risposta  della Regione Veneto alle proteste dei comuni di Mira, Dolo, Pianiga).

Secondo l’associazione ambientalista Vas e secondo Opzione Zero ci sarebbero ancora 50 tonnellate della pericolosa sostanza tossica nelle zone di Mira e Dolo. Eppure qualche sindaco aveva cercato di arginare il problema eternit emerso dopo il tornado.

Il sindaco di Dolo, Alberto Polo, per non gravare sulle spalle dei suoi concittadini che telefonavano allarmati in Comune chiedendo cosa dovessero fare con l’amianto, aveva cercato di gestire la situazione: «Cercate di portare l’amianto fuori dalle vostre case, in strada, passiamo noi a smaltirlo».

Un modo per non costringere i residenti, già provati dai danni, a dover pagare privatamente qualche ditta per lo smaltimento. Ma fosse bastato questo a risollevare i cittadini della riviera dalla voragine in cui erano piombati, ora il problema sarebbe risolto. Mancano soldi e la solita burocrazia e tutt’altro che snella. I fondi o non ci sono proprio oppure sono bloccati: pronti all’uso ma incastrati tra mille procedure e incartamenti.

I cittadini di Dolo, di Mira e di Pianiga, invece, non hanno mai perso tempo. Subito si sono attivati per richiedere quei fondi erogati dalla Regione per gestire il post emergenza e la ricostruzione. Tre milioni di euro che nessun cittadino ha ancora visto.

I soldi della Regione sono arrivati nei Comuni a dicembre ma ancora si stanno sbrigando pratiche per stabilire chi deve riceverne e quanti. Intanto è passato un anno e tutto è rimasto come prima. A Dolo di 460 famiglie che inizialmente avevano chiesto il contributo regionale, tra chi non ha le caratteristiche e chi ha desistito per lungaggine burocratica, solo 99 potranno accedere al contributo. Stessa cosa a Pianiga, a fronte di 267 richieste riceveranno il fondo solo la metà, ossia 100 famiglie.

C’è chi si ritira nonostante abbia tutte le caratteristiche per disporre dei soldi regionali. Il motivo è presto detto: la Regione rimborsa solo il 15% del danno quando si tratta della prima casa e il 10% quando si tratta di una seconda proprietà, ma il cittadino deve presentare la fattura di tutti i lavori svolti.

Se ad esempio per ristrutturare la casa si spendono 100 mila euro, solo 15 mila euro verranno rimborsati dalla Regione. L’Iva, 22 mila euro circa, più della percentuale di contributo, dovrà sborsarla il cittadino. Il massimo aiuto è di 77 mila euro per unità abitativa. E questo vale per tutti. Dalla villetta di campagna già mezza diroccata, alla casa più modesta, alla grande dimora.

Villa Fini è l’esempio concreto di un aiuto che in fondo tanto aiuto non è. I proprietari della storica villa di Dolo, rasa al suolo dalla violenza del tornado, hanno come tutti fatto domanda per essere ammessi al contributo regionale. I danni quantificati secondo una stima si aggirerebbero attorno a un milione e 500 mila euro, escluse le barchesse, i parchi, i pavimenti, gli arredi. La villa, che era composta da due unità abitative, avrà diritto al massimo a 154 mila euro (77 mila più 77 mila).

«Questo è il cuore della tragedia, Villa Fini deve essere il simbolo della ricostruzione», aveva detta il governatore del Veneto Luca Zaia tra le macerie della villa Seicentesca giusto un anno fa. Un’affermazione che ad oggi sembra quasi un miraggio a fronte delle spese che i proprietari dovrebbero sostenere per rimettere in piedi la villa così com’era.

Insomma il bilancio a distanza di un anno da una calamità naturale tanto distruttiva quanto imprevedibile non si può certo dire positivo. Di concreto si è fatto purtroppo gran poco, e se non fosse stato per le donazioni dei privati mossi da solidarietà, forse non si sarebbe fatto proprio nulla. L’unico denaro arrivato, in parte già speso, ma fortunatamente sempre in crescita, è infatti quello offerto dai cittadini: 550 mila euro a Dolo, 350 mila euro a Pianiga e 400 mila euro a Mira.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia