Il testo integrale della lettera di Elena Z. : "Basta, ho paura"
Ecco il testo integrale della lettera che abbiamo ricevuto via email in redazione di Elena, ragazza di 25 anni, che lancia la sua richiesta di aiuto per il essere costretta - per motivi di lavoro - ad attraversare la zona della stazione di Mestre, soggetta a molestie da parte di molti sbandati che frequentano la zona, soggetta a un pesante degrado sociale dell'area.
Spett.le Redazione,
mi chiamo Elena, ho 25 anni fra un mese e vi scrivo per chiedervi un aiuto (se così posso chiamarlo), perlomeno un “GUARDATE”.
Sono una ragazza che vive a Pianiga, in provincia di Venezia, e da due anni lavoro a Mestre in un noto Studio professionale della città e raggiungo il posto di lavoro in treno. Sono pendolare e non me ne vergogno perché andare in macchina a Mestre è diventato troppo oneroso e non posso permettermelo, altrimenti metà del mio stipendio mi servirebbe per alimentare l'auto e parcheggio.
Voglio rendervi partecipi di quello che succede nel percorso che sono costretta a fare per dirigermi a lavoro.
Si, mi ci ritrovo “costretta” a passare per di qua...perché se Dio mi avesse donato il potere di volare, VOLEREI. Volerei per evitare che mi piglino mezzi infarti per paura di essere rincorsa o scippata. Via della stazione e dintorni è residence di extra comunitari, tossici e alcolizzati. Un ritrovo di figure che messe insieme non sono piacevoli da vedere. Arrivare a lavoro con il volta stomaco perché per terra vedo di tutto: bottiglie rotte, vomito, feci, macchioline di sangue e pozzanghere di pipì che alle 8 di mattina puzzano ancora ...e saper di dover affrontare 10 ore fuori casa così, consapevoli del fatto che tutto ciò che mi circonda è degrado e sporcizia, non mi va. Non mi va per la mia salute, non mi va per come viene trattata questa città ma non mi va perché vivo nel terrore essendo SOLA.
Che siano le 8 di mattina o che siano le 18 non cambia nulla. Cambia solamente che più le ore passano, più “quelle persone” diventano vulnerabili. Mentre cammino loro sono lì, non hanno paura di affrontarti, di fischiarti, di urlarti parole che non mi vergogno a dire: “TI SCOPEREI”, “GNOCCA”, “FICA”, “VIENI QUA CON NOI FICA”.
Quando sento queste cose mi viene un magone in gola che scoppierei a piangere. Sono poco a casa con la mia famiglia, passerei volentieri molto più tempo con loro ma vado a lavoro col sorriso perché i miei genitori mi hanno sempre insegnato che “il lavoro nobilita l’uomo” e a questo ci ho sempre creduto. Non passa un giorno in cui non ringrazio di averne uno, oltre ad amare la mia professione.
Sono stanca di questo sistema contro corrente, sono stanca di vedere tutto questo e di vedere queste persone che vivono probabilmente con sussidi che provengono dalle nostre tasche.
Quello che vedete nella foto è una cosa successa poche ore fa davanti ai miei occhi mentre andavo in stazione. Questa “persona” che vedete stava percorrendo il viale che io faccio per andare a casa. Dirigendosi verso di me in modo molto instabile, probabilmente "su di giri", si tira giù la zip dei pantaloni. Si prende in mano l’affare e finalmente decide DI GIRARSI, iniziando a fare i bisogni quasi accasciandosi addosso la rete. Avevo il telefono in mano con gli auricolari e sono riuscita a scattare una foto fregandomene del fatto che forse mi avrebbe vista. Si, ho voluto "rischiare" facendo così, per condividere con tutti voi ciò che i miei occhi vedono OGNI SINGOLO GIORNO ma soprattutto per mostrarvi con immagini reali ciò che ci sta accadendo. Cosa sta accadendo al nostro Paese, a ciò che concediamo di continuo e ciò che ormai stiamo perdendo. Si, stiamo perdendo la nostra DIGNITA’.
Spero di non aver offeso nessuno anche se in verità io come donna mi sono sentita e mi sento offesa oltre che molto impotente davanti a tali gesti.
Nella speranza di avere una parola o gesto di conforto, porgo cordiali saluti.
Elena Z.
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