Il terzetto diabolico usava il telefonino di un carabiniere
PADOVA. «L’ulteriore svolta? È derivata dall’individuazione di un contatto alle ore 00.43 del 16 gennaio tra l’utenza in uso a Manuela Cacco (numero 348.30428..) e il numero 366.76946.. intestato al ministero della Difesa assegnato a G.V., appartenente all’Arma dei carabinieri, sentimentalmente legato a Debora Sorgato...» si legge a pagina 4 dell’ordinanza del giudice delle indagini preliminari (gip) Cristina Cavaggion.
Dal pomeriggio del 15 gennaio Manuela Cacco utilizzava il cellulare con la scheda intestata al padre 75enne gravemente malato, dato anche in uso a Freddy: una scheda sim di cui si erano ben guardati dal far menzione i due amici, nei numerosi interrogatori davanti alla Squadra Mobile. Per quanto riguarda sempre quella notte, invece, Debora continua a ripetere che è andata a fare le pulizie fra le 22.30 e l’1.30 nei garage condominiali in via Turazza e in via Pellizzo a Padova. Una versione «smentita dai tabulati telefonici dell’utenza 366.76946.. che ha ripetutamente attivato celle telefoniche del centro di Padova in località prossima a piazza Insurrezione» riporta ancora il provvedimento restrittivo a carico dei tre,
«Debora ha ammesso di aver in uso la predetta utenza, intestata in convenzione all’Arma dei carabinieri e di averla avuta con sé quella sera». Ma continua a negare: «Escludo di essermi sentita con la Cacco quella sera... Dico che è impossibile perché non ho mai messo piede in centro a Padova». Per il giudice «posizione negazionista portata all’estremo», anche di fronte ai tabulati telefonici. Così come di fronte alle immagini riprese da telecamere e varchi piazzati sia a Padova sia per le strade di Noventa dove vive il ballerino-killer, Freddy Sorgato.
Eppure «sono stati registrati contatti fra le utenze di Debora e di Manuela che agganciano le celle del centro storico padovano la notte del 16 gennaio e tra le ore 1.15 e le ore 1.31, avvallando l’ipotesi investigativa che Manuela Cacco, verosimilmente dopo essersi liberata del giubbotto bianco (quello di Isabella Noventa), ha chiamato Debora Sorgato perché non riusciva a trovarla».
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