Il taxi condiviso si ferma pochi utenti per le linee

Hanno avuto il merito di provarci. Dal punto di vista tecnico, l’esperimento ha funzionato. Ma la risposta delle persone è stata debole. Così, dopo quasi due mesi di sperimentazione, l’esperienza del...

Hanno avuto il merito di provarci. Dal punto di vista tecnico, l’esperimento ha funzionato. Ma la risposta delle persone è stata debole.

Così, dopo quasi due mesi di sperimentazione, l’esperienza del taxi condiviso “on demand” torna nel cassetto. Almeno per ora. L'investimento della cooperativa dei tassisti sarebbe stato sostenibile con una occupazione delle macchine di almeno 2,5 passeggeri a viaggio, un risultato che e evidentemente non è stato raggiunto. «Per noi è stata comunque un’esperienza positiva, che mettiamo a disposizione della città», spiega Gabriele Stevanato della cooperativa Radio Taxi, «anche perché gli interventi della Mobilità devono essere coordinati in un piano più amplio, la cui regia spetta all’amministrazione comunale».

Amministrazione che, secondo la cooperativa, fino ad ora è stata piuttosto tiepida – per usare un eufemismo – rispetto alla costruzione di mobilità alternative. La sfida di “Mvmant”, applicazione per smartphone di EdisonWeb, era iniziata a metà gennaio. Mette in contatto l'offerta (quattro taxi della flotta di 120 auto della cooperativa RadioTaxi di Venezia e Mestre) con la richiesta, i cittadini che hanno bisogno di spostarsi da Carpenedo a via Torino, passando per l'interscambio di Piazzale Cialdini. Cittadini disposti a condividere il taxi. Un servizio chiaro, senza trucchi, tracciabile. Due i percorsi che erano stati scelti per il debutto. C'è la linea verde chiaro e la verde scuro, che per gran parte del tragitto coincidono e interessano il centro di Mestre: Cialdini-piazzetta Pellicani eCialdini-via Forte Marghera). I percorsi toccavano via Torino, Bissuola, piazza Carpenedo. Si acquistavano miglia con la carta di credito (5 euro per 50), con 5 euro in omaggio. Si sceglievano posizione di partenza e di arrivo. E con un click si poteva prenotare.

Il costo del viaggio era di 85 centesimi a chilometro, e la piattaforma permetteva di organizzare con efficienza in un’unica corsa il trasporto di più persone. Chi ha utilizzato il servizio sembra averlo apprezzato, come si legge nella sezione dedicata ai commenti della app. Il problema è che l’hanno utilizzato in pochi. Con il risultato che, almeno per ora, il gioco non vale la candela. Questa esperienza, spiega Stevanato, ci ha anche permesso di toccare «con mano la debole dimestichezza di tanti cittadini con l’utilizzo delle nuove tecnologie, fondamentali per declinare una visione di futura smart city, e ancor più la necessità di fare informazione e alimentare nuova cultura rispetto ai temi della mobilità sostenibile e ai possibili nuovi modelli di trasporto pubblico integrato. Solo così si potrà far crescere una domanda capace di sostenere e garantire continuità a servizi innovativi come quello da noi sperimentato. Con questa sperimentazione abbiamo voluto ribadire la nostra volontà di essere parte del sistema della mobilità della città, che va coordinato dal Comune». (f.fur.)

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