Il Tar dà ragione a Brugnaro: via al progetto del nuovo palasport

Il sindaco-imprenditore: «Finalmente un po’ di chiarezza sulle bonifiche, deve pagare chi inquina»

MARGHERA. «Dal punto di vista sostanziale non cambia molto. Ma la sentenza del Tar ha il merito di fare finalmente chiarezza sulla vicenda. E ci spinge ad andare avanti». Così il sindaco Luigi Brugnaro ha commentato la decisione dei giudici amministrativi. Che gli hanno dato ragione sul fatto che a bonificare le aree inquinate deve essere «chi ha inquinato».

Tradotto in pratica, l’area dei Pili, acquistata dal gruppo Umana nel 2005 sarà disinquinata. Le spese per la bonifica spettano a chi ha inquinato. Ma gli attuali proprietari sono pronti a «mettere in sicurezza l’area».

Cosa succederà adesso? Sarà accelerato l’iter progettuale della società Porta di Venezia, che dovrà presentare al Comune un’ipotesi per realizzare in base alla legge Stadi, un palazzetto dello sport da almeno 6 mila posti con annessi servizi e parcheggio. Forse anche un hotel, ma di dimensioni ridotte. Per attirare investitori privati interessati all’operazione. Il sindaco ha confidato nelle ultime ore ai suoi collaboratori che la sentenza - «su cui peraltro non avevamo dubbi» - invita ad andare avanti.

Il palazzetto dunque si farà. Anche se probabilmente non potrà essere completato entro il 2020, scadenza del primo mandato amministrativo dell’attuale sindaco. Che ha annunciato l’intenzione di ricandidarsi.

Il 5 febbraio scorso, in una seduta ricca di colpi di scena, la delibera veniva approvata a larga maggioranza. Con il voto favorevole anche dei Cinque Stelle Il Consiglio esprimeva «parere positivo alla realizzazione di un palasport con servizi accessori nell’area dei Pili, viste le destinazioni e le potenzialità urbanistiche dell’area, pienamente coerenti con la possibilità di progettare e realizzare impianti sportivi moderni, efficienti, ambientalmente ed economicamente sostenibili, sottoponendo detto progetto al consiglio comunale».

Resta sullo sfondo il dibattito sul conflitto di interessi. Gruppo Misto, Pd e Lista Casson insistono sul fatto che quei terreni sono di proprietà del sindaco. Brugnaro replica e ricorda di aver dato le sue proprietà a un blind trust che le governa per il periodo del mandato. «In ogni caso, quello è il luogo migliore per costruire un impianto del genere, raggiungibile sia da Venezia che dalla terraferma in pochi minuti.

La seduta si era conclusa con il colpo di scena. Il sindaco aveva lasciato al suo posto la coppa di campione d’Italia conquistata dalla Reyer pochi mesi prima. Applausi dai tifosi in sala, fischi dalle opposizioni. Grazie a quel voto la Reyer aveva potuto ottenere la deroga per disputare anche nella stagione 2018/2019 le sue partite e le eventuali finali al Taliercio. Palazzetto modello, tra i più spettacolari in Italia. Ma con i posti limitati a 3.500, ormai inadeguato al livello della squadra veneziana. E un parcheggio anch’esso insufficiente, chiuso in una viabilità degli Settanta.

Adesso il presidente della Reyer, Federico Casarin, ha ottenuto la deroga. Ma bisognerà dimostrare alla Federazione che i progetti di alternativa sono concreti e avviati. «In qualche settimana potrebbero arrivare le proposte di Porta di Venezia», dicono in Comune. A quel punto occorrerà valutare i progetti e la loro conformità al Piano regolatore. E trovare i finanziamenti.

Il modello è quello dello stadio. Impianto sportivo con servizi e negozi adiacenti capaci di generare ricchezza economica. Altre entrate arriveranno dal parcheggio, e poi dagli uffici e dalla ricettività nell’area. Il punto è proprio questo. Quante altre stanze per turisti si vedranno nascere ai Pili, sulla laguna a pochi chilometri da Venezia? Ma l’area dei Pili, ribadisce il sindaco, «è la migliore e quella più conveniente per il Comune». Le altre non sono praticabili. Come quella del PalaExpo («Ha le colonne in mezzo») oppure troppo care perché bisognerebbe espropriare i terreni a prezzi di mercato. Tessera, come proposto dal Pd, «troppo lontana».

L’area dei Pili è stata inquinata da fosfogessi della Montedison dagli anni Settanta. Il 13 marzo del 1998 la prima ordinanza firmata da Cacciari per recintare l’area, «allora adibita a campo sportivo». Nel 2001 la transazione giudiziaria con 520 miliardi versati dalla Montedison, di cui 42 destinati al disinquinamento dei Pili. Nel 2003 comincia la bonifica d’emergenza e la conterminazione dell’area da parte del Magistrato alle acque. Nel 2005 la società Porta di Venezia acquista all’asta (unica concorrente) i 420.530 metri quadrati dell’area Pili. Nel marzo 2011 il ricorso al Tar contro il decreto del Ministero. Nei giorni scorsi, la sentenza. —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia