Il sottosegretario Faraone: «Così cambieremo la maturità, nuovo sistema di valutazione»

Il sottosegretario all'istruzione Davide Faraone alla vigilia dell'esame di Stato 2015 guarda alla riforma  per il prossimo anno: «Bisogna andare oltre lo studio mnemonico, meglio saper fare» 
Il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone guarda alla maturità 2016
Il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone guarda alla maturità 2016
ROMA. Mentre il premier Renzi pone un freno alla Buona scuola in tv, il sottosegretario all’Istruzione guarda alla riforma come più che possibile. «Mi piacerebbe ricominciare il confronto proprio da come immaginiamo esami per una scuola nuova adatta al mondo fuori», dice Davide Faraone. 
 
Sottosegretario Faraone, siamo alla vigilia della maturità, la prima con le novità della riforma Gelmini, sarà un banco di prova?
«Raramente un esame può essere considerato un banco di prova. Né per i ragazzi che dopo un percorso di studi si giocano molto in qualche giorno di verifiche e interrogazioni, né per misurare gli effetti di una riforma, quella della Gelmini, che si è concentrata soprattutto su tagli di insegnanti e di risorse. Un esame di stato efficace e utile dovrebbe andare oltre lo studio mnemonico e imboccare sempre più la strada del “saper fare”, perché anche la conoscenza è un sapere pratico ed è fondamentale per crescere da cittadini consapevoli». 
Si arriva alla maturità dopo una lunga scia di proteste, l’ultima il blocco degli scrutini: vi aspettavate una contestazione così ampia?
«Gli scrutini si sono conclusi, con qualche docente che si è trovato a lavorare di domenica. Protestare è sempre giusto, ognuno deve avere la possibilità di esprimere il proprio dissenso. Ma senza mai perdere di vista il bene da tutelare: la scuola e il percorso dei ragazzi. Mi piacerebbe ricominciare il confronto proprio a partire da come immaginiamo esami che rispondano ad una scuola nuova adatta al mondo fuori».
Ci sarà una riforma della maturità per il prossimo anno? Si era parlato di commissari tutti interni, di Invalsi.
«Nel ddl “La Buona Scuola” c’è una delega per la modifica delle modalità di valutazione degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo. Mentre nella Legge di stabilità 2015 è prevista una razionalizzazione delle commissioni di esame, a partire dal prossimo anno scolastico. Si può cambiare la scuola cambiando le regole degli esami, i criteri di valutazione, il senso delle promozioni e delle bocciature. Pensate a quanto tempo e spazio per fare una didattica diversa potrebbero avere i docenti liberati dalla necessità di avere voti di interrogazioni e compiti in classe per fare le medie da mettere sulle pagelle». 
Se lei potesse introdurre una novità nell’esame di Stato quale sarebbe?
«Come dicevo, cambierei in modo profondo l’esame di Stato. Dovrebbe diventare un momento conclusivo in cui possano emergere le esperienze e le competenze che i ragazzi hanno maturato nel corso degli studi e, anche, nella loro vita. Si potrebbe cominciare modificando i punteggi attribuiti che privilegiano moltissimo le prove d’esame a scapito del percorso scolastico e personale. Quanti studenti “modello” hanno ottenuto risultati inferiori alle loro aspettative per ansia o per sfortuna durante l’esame? A casa mia è andata così: mio fratello secchione, sempre preparato e pronto, ha preso pochi punti più di me che studiavo meno di lui».
Calcolatrice sì o no? Tesina per l’orale sì o no?
«Calcolatrice sì. Tesina dipende. Tanto per cominciare possiamo evitare di continuare a chiamarla tesina. Valutiamo un ragazzo perché sa fare i conti a mente o perché è in grado di affrontare e risolvere i problemi? Diamo il tablet ai bambini della scuola primaria e togliamo la calcolatrice alla maturità? Dobbiamo cambiare prospettiva. Si tratta di strumenti e modalità di presentazione per i contenuti. Non falsano né inficiano il risultato dell’esame. E’ chiaro che vanno usati al meglio. La tesina potrebbe trasformarsi da breve saggio in cui vengono connesse tematiche affini a dimostrazione della capacità dei ragazzi di fare collegamenti tra discipline diverse in momento di presentazione di esperienze maturate durante il corso di studi e di apertura alla multidisciplinarietà, oltre steccati e categorie sempre più da abbandonare. Se un ragazzo ha fatto il periodo di tirocinio in un museo d’arte contemporanea e ha sviluppato un progetto di allestimento museale sarebbe bello che la tesina diventasse un banco di prova: quale momento migliore per discutere di idee con un occhio al futuro, idee che la scuola ha alimentato negli anni»?
Il suo in bocca al lupo agli studenti?
«Tranquilli, siamo sopravvissuti tutti. Con l’esame non si giudica chi siamo, ma al massimo cosa sappiamo. E una volta finiti gli esami vacanza, ché l’estate della maturità è la più bella della vita».
 
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