Il sommergibile-museo che fu “secondo a nessuno”

Conservato dal 2002 tra  la darsena grande e il canale delle Galeazze è uno dei pezzi storici più pregiati della Marina Lungo 46 metri e largo 4,75

È uno dei tre sottomarini-museo in Italia e prende il nome dal doge fautore dell’imperialismo coloniale della Serenissima. È conservato dal 2002, e ancora oggi visitabile, tra la darsena grande e il canale delle Galeazze all’interno dell’Arsenale. Il cuore dell’industria navale veneziana. In pensione dal ’96 e pezzo pregiato del museo storico navale di Venezia, l’Enrico Dandolo è ancora – e per sua stessa ammissione, come recita il motto di bordo – “secondo a nessuno”. Appartiene alla classe Enrico Toti, famiglia di sottomarini a propulsione diesel-elettrica costruiti tra il 1965 e il 1968. Ne fa parte, oltre al Dandolo, il capostipite Toti conservato dal 2005 al museo della scienza e della tecnologia di Milano. I “sommergibili ammazza-sommergibili”, così venivano chiamati. La loro funzione, infatti, era di individuare ed attaccare i mezzi subacquei del nemico. L’ultimo sottomarino visitabile è il più recente Nazario Sauro. Costruito nel 1980, è oggi ormeggiato nel porto antico di Genova. L’Enrico Dandolo, dal nome del quarantunesimo doge eletto nel 1192 e conquistatore di Zara e Costantinopoli, ha una lunghezza di 46 metri unita a una larghezza di 4,75 metri. È spinto da due motori diesel da 570 cv ciascuno e un motore elettrico da 900 cv, che gli permettevano di toccare i 14 nodi in immersione. L’armamento prevede 4 tubi lanciasiluri da 533 millimetri. Nei suoi quasi 30 anni di servizio, il Dandolo ha accumulato 24.700 ore di attività, percorrendo 122.500 miglia. La sua capienza consentiva di ospitare un equipaggio di 26 persone (30 in caso di necessità). Nei giorni del salone, sarà visitabile dalle 10.30 alle 18.30. Potranno entrare solo dei piccoli gruppi, accompagnati da guide, e con il caschetto. —

Eugenio Pendolini



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia