Il sistema «Argos» è da buttare, il Comune cambia tecnologia

VENEZIA. Sistema Argos da rottamare. Dopo dieci anni, due milioni di euro e molto tempo perso, il Comune finalmente si arrende. Per controllare il moto ondoso sempre più diffuso, il sistema con telecamere e controllo dall’alto inaugurato nel novembre 2007 non va più bene. Sarà smontato e sostituito da un nuovo sistema, con tecnologìe più moderne e omologate, che avrà sede nella nuova «Control room» al Tronchetto.
L’ultima goccia è stata la sentenza del Tribunale che ha accolto i ricorsi presentati dalle cooperative dei motoscafisti e dal loro legale, Jacopo Molina. «Il sistema Argos è illegittimo, non è mai stato omologato», ha scritto il giudice. Sanzioni che non potevano essere date, rischio di risarcimento e problema per i bilanci del Comune. Sul fronte dei controlli la situazione è all’emergenza. Anche lunedì sera, pur di fronte a uno spiegamento notevole di polizia e vigili urbani, molti motoscafi correvano ben al di sopra dei limiti di velocità. Forse la consapevolezza che in Canal Grande non si può essere nultati, se non con il telelaser.
Dunque adesso l’amministrazione volta pagina. E punta su un sistema tipo «Tutor», quelli già in uso nelle autostrade italiane che controllano la velocità con due diverse rilevazioni.
Non ci voleva molto, ma adesso a quanto pare la decisione è stata presa. L’unico sistema efficace per controllare il traffico acqueo è il controllo continuo con le telecamere. Da anni se ne discute, ma non si parte mai. Le associazioni dei motoscafisti hanno anche impugnato la delibera che introduceva il Gps, il sistema di controllo satellitare già in uso nei vaporetti del servizio pubblico e anche in qualche coooperativa taxi per l’organizzazione del lavoro. «Questioni di privacy», dicono. Perché il Gps controllerebbe il numero delle corse effettuate da ogni motoscafo e le percorrenze.
Argos era stato inaugurato nel novembre 2007 dall’allora vicesindaco Michele Vianello. Era stato poi «rimodernato» dal commissario Zappalorto, attuale prefetto, nel 2013 spendendo altri 75 mila euro. Ma non ha mai dato risultati. Anche perché non legge le targhe in certe situazioni e richiede la presenza continua di una pattuglia per contestare l’infrazione. Adesso si passa al Tutor.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia