Il sindaco non va dal pm «Non so l’argomento»

Chioggia. Ferro replica all’attacco di Casson: «Sono a conoscenza dell’inchiesta l’ho reso noto su un post di Facebook, me lo imponeva la trasparenza del M5S» 
CHIOGGIA. «Farmi sentire dal pubblico ministero? Non credo che lo farò». Il sindaco Alessandro Ferro risponde così all’invito che gli era stato rivolto dal suo predecessore, ora consigliere comunale, Giuseppe Casson, in merito all’indagine per abuso d’ufficio che lo coinvolge. Ferro è a conoscenza dell’inchiesta perché gli è stata notificata la richiesta di proroga delle indagini, presentata dal pm, ed è stato lui stesso a renderlo noto tramite un post su Facebook, «per tener fede ai principi di trasparenza del Movimento 5 stelle», aveva spiegato.


Tuttavia il documento notificato al sindaco non spiega quali siano i fatti e le circostanze del presunto reato ed è a questa mancata specificazione (assolutamente conforme alla legge, del resto) che Ferro si appiglia per spiegare il suo no a un colloquio con il titolare delle indagini «Non so neppure di che si tratta. Cosa potrei andare a dire al magistrato?» sottolinea. E aggiunge: «Non credo neppure che sia possibile farlo». In realtà “chiedere” è possibile, ma potrebbe essere proprio il pm, in considerazione degli accertamenti che sta svolgendo, a non acconsentire e posticipare l’eventuale colloquio. Ferro, comunque, è convinto della sua linea: «Ritengo di non aver fatto nulla di irregolare e, quindi, sono tranquillo e fiducioso nella magistratura. Non ho nominato un legale che mi assista, perché penso di non averne bisogno e aspetterò l’esito delle indagini in corso ed eventuali altre comunicazioni, in base alle quali prenderò le mie decisioni». Opposta, come prevedibile, la reazione di Casson che, proprio in nome della trasparenza, continua a pensare che un’audizione dal pm sarebbe la miglior scelta per svelare il “mistero” di quelle indagini. Anche se, in realtà, il mistero non è poi così fitto: tutti gli osservatori politici infatti, concordano sul fatto che la vicenda sia quella dell’Ultima Spiaggia, rispetto alla quale alcuni consiglieri d’opposizione avevano presentato due esposti. Il primo in merito alla mancata ottemperanza alle sentenze del Tar, prima, e del Consiglio di Stato, poi, che giudicavano illegittimo il subentro dell’Ultima Spiaggia nella concessione di un tratto di litorale (l’ambito 62) prima gestito dalla parrocchia di Ca’ Lino e imponevano una gara pubblica per la nuova assegnazione; il secondo in merito al fatto che, in assenza di questa assegnazione, il vicino ambito 63, anch’esso in concessione all’Ultima Spiaggia, avrebbe lavorato, quest’estate, quasi senza concorrenza.


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