Il sindaco: non sono indagato, non so nulla Le opposizioni infuriate: si dimetta subito

CAORLE. Da una parte la serenità del sindaco, dall’altra l’opposizione che annuncia una mozione di sfiducia. Non ci sono avvisi di garanzia: il sindaco di Caorle, Luciano Striuli, resta sereno nonostante il suo nome compaia nell’avviso di fine indagini dell’inchiesta di Eraclea. Il clan Donadio avrebbe pilotato anche la sua elezione, nel 2016. Poche parole, ma nette. «Non sono indagato», dice il primo cittadino, «non so nulla dei fatti cui si riferisce questa indagine». Non parla, invece, l’altro amministratore tirato in ballo, l’assessore Giuseppe Boatto, in questi giorni in vacanza.

Rammaricato il vicesindaco, Giovanni Commisso. «Sono anni ormai che si sentono voci simili», ricorda, « ho fiducia nella Magistratura, loro sanno cosa fare. A Eraclea era entrato in funzione un vero e proprio “sistema”. A Caorle non c’è. Un confronto in maggioranza? Vedremo».

Chi non le manda a dire è il gruppo di minoranza. E i consiglieri della Lista Miollo, di fatto, chiedendo a Striuli e Boatto di dimettersi. Anche la strada della mozione di sfiducia può essere percorsa. «A Caorle c’è bisogno di aria pulita», dice Miollo, che fu il grande sconfitto alle amministrative del 2016. «Ritengo che, come minimo, il sindaco Luciano Striuli e l’assessore Giuseppe Boatto debbano auto sospendersi, in attesa che sulla loro situazione la Magistratura faccia il suo corso. Penso che sarebbe un atto doveroso nei confronti di Caorle e dei suoi cittadini, dopo quanto riportato dalla “Nuova Venezia” in relazione alla chiusura delle indagini riguardanti le infiltrazioni mafiose sul nostro litorale».

L’accostamento di Caorle con Donadio è un affronto per Miollo, che parla anche a nome dei consiglieri Rosanna Conte e Luca Antelmo. «Da parte nostra», dice Miollo, parlando anche a nome degli altri componenti del suo gruppo Luca Antelmo e l’attuale europarlamentare della Lega Rosanna Conte, «abbiamo da subito manifestato le nostre perplessità su alcuni episodi che ci erano stati segnalati dai cittadini, denunciando anche pubblicamente, e non solo, che serviva fare chiarezza. Lo abbiamo ribadito più volte in consiglio comunale trovando sempre omertà, soprattutto da parte del sindaco, ma ora crediamo che ci sia davvero necessità che anche i consiglieri di maggioranza prendano atto che le elezioni, se dovesse essere confermato quanto emerso dalla Procura, sarebbero state falsate e per dignità dovrebbero agire di conseguenza. Garantismo e buonismo ora servono a poco, mentre c’è necessità di trasparenza».

In questo contesto va pure ricordato l’atto intimidatorio di stampo mafioso ai danni della consigliera comunale e ora parlamentare europea Rosanna Conte che, a fine luglio, ha ricevuto all’indirizzo della sua abitazione una busta, con il timbro postale di Padova contenente all’interno il ritaglio dell’articolo pubblicato il 21 luglio su un quotidiano dal titolo “La mafia nel Veneto - Striuli riferisca sulle infiltrazioni a Caorle” in cui vi era anche la sua foto. —

Rosario Padovano

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