Il sindaco incontra gli imbrattatori
L'iniziativa. La quiete dopo la tempesta? Non è questo il caso. Non si placa la polemica nata all’indomani dell’episodio da molti indicato come simbolo della situazione di degrado in cui versa Venezia: tempesta che ha visto per protagonisti quattro studenti universitari e un malcapitato leoncino di Piazza San Marco, da loro imbrattato con della vernice.
Polemica rientrata? Assolutamente no. Così come – fortunatamente – la vernice, che si è assestata a un livello superficiale, permettendo alla Lithos (che già si era occupata del restauro del Ponte di Rialto) di ripulire il povero leoncino con “delicatezza”. Forse i ragazzi, iscritti all’Accademia di Belle Arti, in preda ai fumi dell’alcool (come da loro dichiarato) avevano confuso la statua con l’oggetto di un’esercitazione universitaria.
O forse, semplicemente, hanno fatto un’ingiustificabile bravata che costerà loro molto caro, con la possibile radiazione dall’università e, in più l’obbligo di lavori socialmente utili. Intanto, due dei quattro studenti hanno incontrato ieri il sindaco Brugnaro, che ha manifestato la volontà di “assumere” i ragazzi come testimonial positivi del rispetto per Venezia.
Questa, in sintesi, la vicenda, in cui la Nuova Venezia si è scherzosamente insinuata con l’iniziativa “Leoncini di piazza San Marco. Niente transenne, lasciamoli liberi”. Salire sui leoncini è proibito, ma il provvedimento è recente. Chiunque sia passato da Venezia avrà di sicuro visto i bambini salire sul corpo del grosso animale, stringendone la criniera e sorridendo a favore di macchina fotografica (della mamma o del papà).
I tempi cambiano, Venezia cambia e le esigenze con essa: c’è chi obietterà che un tempo c’era perfino chi faceva il bagno nei canali (anche ora, ma è un’altra storia). Ma quei leoncini non sono semplicemente delle istituzioni per i veneziani. Quelle che agli occhi dei turisti sono “solo” delle statue da immortalare in qualche scatto, per i veneziani sono figure appartenenti alla loro quotidianità.
Soprattutto per i bambini, che ovviamente faticano a entrare nell’oggettiva bellezza architettonica di una città anomala come Venezia. E allora quei leoni diventano il ponte (altro tasto dolente: quello dei Carmini, anch’esso imbrattato) tra il divertimento – dei bimbi, nel trovarsi di fronte a quei leoni così grandi – e la bellezza (oggettiva, appunto, per i genitori).
Per questo nelle foto vedrete solo ragazzini (ma anche qualche adulto) sorridenti. Ai veneziani di queste immagini non è mai venuto in mente di staccare un orecchio al leone, di imbrattarlo con la propria firma o di ridipingerlo di rosso. Perché per i veneziani i leoni erano una specie di “animale da salotto”. Evidentemente i tempi sono cambiati. –
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia