Il servizio di controspionaggio della Mantovani
di Giorgio Cecchetti
VENEZIA Baita aveva capito di essere nel mirino delle forze dell’ordine, per questo aveva messo in piedi un servizio di controspionaggio. È questa la novità investigativa di ieri, che si aggiunge all’annullamento da parte del Tribunale del riesame di Venezia, presieduto dal giudice Angelo Risi, del sequestro dei beni di Piergiorgio Baita stesso disposto dal giudice Alberto Scaramuzza. A chiederlo era stata l’avvocato Paola Rubini. La Guardia di finanza aveva sequestrato all’ingegnere due conti correnti, uno alla Banca Antonveneta di Mogliano, l’altro all’Unicredit di Mestre (uno di pochi spiccioli, l’altro di ben 500 mila euro), e cinque appartamenti (a Mogliano, Treviso, due a Lignano Sabbiadoro e l’ultimo a Venezia) tutti in comproprietà con la moglie. Per sapere i motivi dell’annullamento dell’ordinanza di sequestro sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni, ma è probabile che la decisione sia stata presa sulla base del fatto che non sia stato indicato il valore degli immobili, mentre la Corte di Cassazione lo prescriverebbe tassativamente. Il sequestro preventivo, infatti, avrebbe dovuto scattare fino alla concorrenza dell’importo di 7 milioni e 905 mila euro e per stabilire se sia stata raggiunta o superata questa cifra è necessario conoscere il valore di ciò che è stato sigillato. Tra la documentazione che il pubblico ministero Stefano Ancilotto ha depositato al Tribunale del riesame quando, venerdì scorso, ha partecipato all’ udienza per discutere il ricorso presentato dalla difesa per ottenere la scarcerazione dell’ex presidente della «Mantovani Spa» (ricorso già respinto), c’era una scrittura privata sottoscritta da Baita e dall’imprenditore di Polverara Mirco Voltazza, colui che per alcune settimana è rimasto latitante a causa di un ordine di carcerazione per un anno e mezzo di reclusione e che poi è rientrato in Italia ed ha vuotato il sacco con il rappresentante della Procura lagunare. Il documento era stato sequestrato nell’abitazione di Baita dagli investigatori della Guardia di finanza che l’hanno perquisita. Si tratta di un contratto tra la Mantovani e la «Italia Service srl» di Montegrotto Terme, una società che si occupa di servizi di sicurezza e fondata lo scorso anno da Voltazza. Il contratto prevede una decina di articoli, ma quello che è sembrato più interessante agli inquirenti è quello che prevedeva «azioni per prevenire e contrastare le aggressioni da parte delle forze dell’ordine e della magistratura».
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