Il Salva Venezia affonda in Senato tagli agli stipendi dei comunali

Doccia fredda in aula, Grasso dichiara «inammissibile» l’emendamento. Proteste da tutti i partiti La delusione del sindaco Orsoni: «La mia prima tentazione sarebbe quella di dimettermi»
Di Enrico Tantucci
Francica Venezia 19.09.2011.- Protesta dei No Global in Consiglio Comunale. Michele Zuin.- Interpress Francica Venezia 19.09.2011.- Protesta dei No Global in Consiglio Comunale. - Interpress
Francica Venezia 19.09.2011.- Protesta dei No Global in Consiglio Comunale. Michele Zuin.- Interpress Francica Venezia 19.09.2011.- Protesta dei No Global in Consiglio Comunale. - Interpress

Roma si salva e Venezia affonda. Mentre il decreto “Salva Roma”, che mette al riparo i conti della capitale, è stato approvato ieri dall’aula del Senato, l’emendamento “Salva Venezia”, ad esso agganciato - che limitava gli effetti negativi dello sforamento del Patto di Stabilità 2013 da parte di Ca’ Farsetti - è stato infatti dichiarato inammissibile - insieme ad altri, sostenuti come questo dal Governo - dal presidente del Senato Pietro Grasso, che, riprendendo quanto già sostenuto in precedenza dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pur condividendone il contenuto, lo ha ritenuto difforme per argomento dal provvedimento sugli enti locali che riguardava appunto anche Roma. La strada per riprendere l’emendamento - come gli altri bocciati, che avevano il parere favorevole del Governo - è quello di inserirli tutti insieme in un nuovo disegno di legge che avrebbe una corsia preferenziale per l’approvazione. «È una cosa assurda - commenta il senatore veneziano Felice Casson - perché sull’emendamento c’era l’appoggio di tutti i partiti, compresi i Cinque Stelle, che l’avevano già votato in Commissione Bilancio al Senato. Cercheremo di presentare al più presto il nuovo disegno di legge con il provvedimento a favore di Venezia, ma nessuno può dire oggi quanto ci vorrà per approvarlo». Potrebbero passare anche un paio di mesi e già da marzo, implacabile, scatterà invece, la riduzione, pesante delle retribuzioni per i circa tremila dipendenti comunali che era stata evitata a febbraio. Per questo è funereo l’umore del sindaco Giorgio Orsoni anche ieri a Roma per seguire le sorti del provvedimento per Venezia. «La mia prima tentazione sarebbe quella di dimettermi, per rimarcare il mio distacco da queste istituzioni, ma preferisco non commentare - dice - perché in questo caso non dovrei togliermi qualche sassolino dalle scarpe, ma un macigno. Comunque domani riuniremo la Giunta e decideremo il da farsi». «C’è la possibilità di riproporre il disegno di legge in legislativa, con il solo voto delle Commissioni - commenta il parlamentare veneziano Andrea Martella - e in questo caso i tempi potrebbero accelerarsi».

«Il regolamento delle Camere - commenta il sottosegretario veneziano al ministero dell’Economia Pier Paolo Baretta - attribuisce il compito dell'ammissibilità degli emendamenti, inderogabilmente, al Presidente e ne dobbiamo prendere atto. Ma non convince la reiterata inammissibilità di alcuni provvedimenti urgenti e tesi a risolvere problemi sociali del territorio. Penso, in particolare, all'emendamento sul patto di stabilità del Comune di Venezia e quello sulle pulizie delle scuole, che riguardano esplicitamente la materia degli Enti locali. Il Governo, lo ricordo, aveva dato parere favorevole all'emendamento che attenua gli effetti dello sforamento del Patto di stabilità del Comune di Venezia. Tant'è che l'emendamento era stato approvato in Commissione bilancio. È bene che si presenti, dunque, subito un disegno di legge ad hoc di iniziativa parlamentare e si chieda la procedura di urgenza, che consenta di riparare a questa spiacevole situazione che non deve danneggiare molte persone e le loro famiglie».

Nel frattempo il Comune dovrà comunque applicare le penalizzazioni previste dallo sforamento del Patto di Stabilità e rudurre quindi le retribuzioni - da marzo - per i suoi dipendenti. Una situazione temuta e pesante, che può portare per un buon numero di dipendenti comunali a un taglio di parecchie centinaia di euro per ciò che riguarda voci che fanno parte integrante della loro retribuzione. E per Ca’ Farsetti si preparano giorni difficili.

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