Il sacerdote rimosso si ribella al Patriarca. È scontro con Moraglia

VENEZIA. Non c’è punto d’incontro tra il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, e don Massimiliano d’Antiga che da domenica scorsa sulla scorta della nuova conformazione dell’area marciana che riunisce le attuali parrocchie di San Moisè, San Zaccaria e San Salvador ha smesso i panni di rettore della chiesa di San Zulian e quello di amministratore di San Salvador.
Il nuovo incarico del sacerdote sarebbe nella Basilica di San Marco, dove dovrà occuparsi di dire messa e confessare. Una chiamata alla quale il prete ha detto “no” senza alcuno spiraglio di tornare sui suoi passi. Dopo le polemiche e le lettere dei fedeli al Papa e al presidente della Cei per chiedere che il capo della Chiesa veneziana riveda la sua posizione, ieri Moraglia ha incontrato una rappresentanza dei fedeli che non vogliono perdere il loro parroco, mentre il sacerdote ha deciso che sabato alle 12 farà i bagagli e andrà a vivere a casa dei genitori, per riflettere e pregare.
Una sorta di autosospensione non tanto dal ministero né dalla sua vocazione, ma dalla vita pastorale attiva dettata dalle “modalità” poco sensibili – secondo il prete - con le quali sarebbe stato strappato alle sue parrocchie e giustificata da motivi di salute aggravati dalla vicenda che lo ha ferito. Il colloquio con i parrocchiani, si è tenuto in Palazzo patriarcale.
I fedeli hanno chiesto al Patriarca delucidazioni e chiarimenti circa il recente spostamento di don Massimiliano D’Antiga. «Le decisioni appena assunte riguardo l’area marciana sono inserite in un contesto complessivo di riorganizzazione della vita pastorale del Patriarcato» è stato chiarito durante l’incontro, «e di una contestuale redistribuzione delle presenze dei sacerdoti sul territorio diocesano, anche in considerazione dell’età e delle condizioni di salute di molti di loro. Le scelte relative all’area marciana come all’intera Diocesi, arrivano a seguito di un cammino di un discernimento comunitario durato almeno tre anni che ha visto via via compiersi le visite “feriali” del Patriarca alle parrocchie e l’inizio della Visita pastorale all’intera Diocesi».
Nell’ambito di questo discernimento – è stato assicurato - sono sempre stati coinvolti gli organismi e consigli diocesani oltre che il consiglio dei vicari episcopali. E’ questa la cornice in cui è maturata la decisione di affidare a un nuovo parroco, don Roberto Donadoni, la responsabilità dell’area marciana. Il Patriarca si è poi focalizzato su don Massimiliano: «A lui, come era già stato spiegato nel colloquio di domenica scorsa, in presenza degli altri sacerdoti dell’area marciana, è stato affidato l’esercizio del ministero nella basilica di San Marco mettendosi così a disposizione a tempo pieno per la celebrazione del sacramento della penitenza e dell’eucaristia, i momenti fondamentali e più alti nella vita di un sacerdote che sempre viene ordinato a servizio dell’intera Chiesa diocesana e mai per uno specifico ufficio o per una singola comunità». Moraglia ha precisato in risposta alle polemiche, che il parroco è a servizio della Chiesa, non di una porzione di essa. Ai fedeli, però, è stato anche chiarito che il loro parroco non avrebbe dovuto lasciare l’impegno mensile di cura pastorale nei confronti del gruppo di “genitori con un figlio in cielo” che segue da anni. Il Patriarca ha spiegato, infine, che il sacerdote era stato invitato ad un nuovo incontro che in un primo tempo aveva accettato, salvo poi declinare l’invito.
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