Il ritorno in cattedra di Orsoni imbarazza Ca' Foscari

Rientro obbligato da docente per l’ex sindaco, che dovrebbe insegnare Diritto commerciale del turismo. Van der Borg: «Il problema esiste»

VENEZIA. Ca’ Foscari “obbligata” a rimettere in cattedra l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Sta creando un serio imbarazzo tra docenti e studenti nell’ateneo veneziano, il caso del primo cittadino dimessosi per lo scandalo dei fondi deviati del Mose e per questo in attesa di giudizio da parte della magistratura. Orsoni, che già in precedenza ricopriva la cattedra di Diritto amministrativo, dovrebbe ora rientrare in servizio, ma è stato “deviato” verso quella meno imbarazzante di Diritto commerciale del turismo in un corso di laurea magistrale, con un numero limitato di studenti e dovendo insegnare solo da aprile. Ma la cosa sta comunque creando disagio tra gli studenti che dovrebbero averlo come insegnante, come conferma anche il professor Jan Van der Borg. «Premesso che non è vero, contrariamente a quanto è stato scritto che né io, né il direttore del Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, Monica Billio, abbiamo mai ricevuto dagli studenti lettere che ci chiedano di non far insegnare Orsoni», spiega il professor Van der Borg, «il problema esiste, ne abbiamo già parlato con gli studenti e stiamo cercando una soluzione d’intesa anche con il rettore».

«L'Università Ca' Foscari», si legge in una nota ispirata dal rettore Michele Bugliesi, «non ha assegnato al professor Giorgio Orsoni alcuna cattedra o docenza a contratto dal momento che il professore è docente di ruolo dell'Ateneo, fa parte cioè del personale docente strutturato. Il professor Orsoni, com’e nei suoi diritti, è infatti rientrato in servizio dopo un periodo di aspettativa non retribuita pari al mandato elettorale svolto al Comune di Venezia, durante il quale non ha quindi tenuto alcun corso universitario. Ora, al pari di ogni docente in servizio, il professor Orsoni, ordinario di diritto amministrativo, è tenuto a rispettare i compiti didattici e di servizio agli studenti previsti dalla legge e non può essere negato l'esercizio di attività didattica che è un atto dovuto fatte salve le possibili decisioni legate all'evoluzione del procedimento giudiziario in corso».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia