Il re d’Arabia non paga e Formia rischia di fallire
MURANO. Il monumento, alto 17 metri di vetro e acciaio, sta nel mezzo del deserto dell’Arabia Saudita, ma la «Formia International spa» di Murano non è stata pagata e quei due milioni di euro promessi ma che non sono mai arrivati hanno aggravato la crisi. Così, nei giorni scorsi la società ha presentato in Tribunale a Venezia la richiesta di concordato preventivo per evitare il fallimento e i giudici lagunari hanno già nominato commissario la commercialista Tiziana Zaniol. Toccherà al commercialista Nerio De Bortoli presentare il piano sul quale si esprimerà il commissario e poi toccherà ai creditori.
Eppure a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio dell’anno successivo l’arrivo del supermanager milanese Luigi Monti, cresciuto accanto al compianto Michele Ferrero nella multinazionale del cioccolato e poi passato alla Fiat di Sergio Marchionne prima di sbarcare a Murano, era stato accolto con le previsioni più rosee. Agli inviati economici dei maggiori quotidiani italiani aveva raccontato di aver portato nell’isola del vetro gli investitori stranieri, in particolare il franco-brasiliano Andrè Bruere, partner dei fondi brasiliani Referencia International e Bri Capital, e di aver contratto matrimonio con marchi della moda come Armani, Fendi, Bulgari. Il suo, purtroppo, però è rimasto un sogno: sono bastati due anni perché i grandi progetti di Monti naufragassero. E la disavventura con gli emiri gli ha dato il colpo finale.
Anche perché l’opera d’arte in vetro e acciaio la Formia International l’ha costruito e spedito nella penisola Arabica, il problema è che in azienda non hanno visto un euro. Dietro l’intermediario che non ha pagato c’era addirittura la «Aramco», la Arabian American Oil Company, la multinazionale petrolifera arabo statunitense, che voleva rendere omaggio al re Abdullah, inaugurando il monumento in pieno deserto, nel frattempo però il sovrano è morto (aveva 91 anni ed è accaduto il 23 gennaio scorso).
Si tratta di una grande lacrima in vetro che per l’azienda muranese non è stato facile costruire non tanto e solo per l’altezza, ma anche per il materiale da usare, visto che deve sopportare grandi sbalzi di temperatura (nel deserto la temperatura sale enormemente di giorno e scende anche sotto lo zero di notte con sbalzi di decine di gradi). Dei 37 dipendenti dell’azienda muranese, 23 sono stati assorbiti dalla Murano Luxury Glass, che è subentrata nella gestione del ramo d’azienda che si occupa della produzione, mentre gli altri quattordici sono stati licenziati.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia