Il rapimento di Salviato «Fiducia nel Governo»
MARTELLAGO. Cinque giorni senza notizie di Gianluca Salviato, il tecnico 48enne scomparso sabato a Tobruk, nella regione orientale della Cirenaica, in Libia. A preoccupare di più i parenti, la moglie abita a Trebaseleghe i familiari a Martellago, sono le possibili ripercussioni che potrebbe avere la sua salute, essendo diabetico e bisognoso di quelle medicine ritrovate nella sa auto dalla polizia libica. Intanto dalle parole della sorella Cristiana trapela fiducia sull’operato dell’Unità di crisi della Farnesina.
Salute. La mamma di Salviato si dice «disperata» per quanto sta succedendo. Una sola parola per definire quanto sia palpabile la preoccupazione, dopo cinque giorni senza avere la benché minima notizia. Ovvio che tutto ruoti attorno a quei farmaci di cui il tecnico ha bisogno per il diabete. «Se sapessimo che sta bene e avesse le medicine», commenta Cristiana Salviato, «saremmo più tranquilli. Ma purtroppo questo non lo sappiamo. Mio fratello ha sempre gestito da sé e non so dopo cinque giorni quali ripercussioni possa accusare il suo fisico: non sono un medico».
Fiducia. Il giorno dopo la visita alla Farnesina della moglie di Salviato, Maria Scarpa, e della stessa sorella Cristiana per incontrare i funzionari dell’Unità di crisi serpeggia una certa speranza sulle indagini e sulla condotta che sta tenendo l’Italia per ritrovare quanto prima il tecnico. Anche la telefonata privata con il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha risollevato un po’ gli animi, perché hanno avuto la rassicurazione che il governo farà il massimo per risolvere il caso. «Nonostante non abbiamo notizie ufficiali» spiega Cristiana Salviato «ho fiducia in quello che fanno. Se ci hanno convocati a Roma, significa che stanno seguendo la vicenda». Insomma, si pensa che l’Unità di crisi abbia in mano degli elementi concreti su cui lavorare, visto che il caso è seguito pure dall’ambasciata italiana a Tripoli.
Ipotesi. Dov’è Gianluca Salviato? In che mani potrebbe essere finito? Domande a cui si sta cercando di dare delle risposte. Potrebbe essere che c’entri il suo lavoro ma non si tralascia alcuna ipotesi. Anzi, le piste da seguire restano molteplici. Si sa che la ditta per cui opera, la friulana Enrico Ravanelli, ha aperto un cantiere per interventi di urbanizzazione e lì il tecnico si era recato per dei collaudi. Nessuno sabato l’ha visto rientrare in cantiere, come al solito. E intanto l’angoscia resta alta.
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