Il racconto dei tre amici «Non l’abbiamo più visto»
La deposizione dei giovani che erano con Riccardo al momento della scomparsa Nessun segno riscontrato sul corpo. Atteso l’ordine per l’autopsia dal magistrato
CHIOGGIA. «Non ancora». È questo il leit motiv dell’indagine sulla morte di Riccardo Bellemo.
Di sicuro è stato aperto un fascicolo, affidato al sostituto procuratore di turno, ma non ci sono né atti d’indagine già decisi, né (tantomeno) conclusioni sulla dinamica della disgrazia. Non ancora. Le indagini sono state affidate alla guardia costiera che, già domenica sera, ha sentito i tre ragazzi che erano in barca con Riccardo. Due di loro sono minorenni e questo complica le procedure. Sulle loro dichiarazioni vige, ovviamente, il più stretto riserbo, anche perché devono essere comunicate, per primo, al magistrato. Dunque l’unica ricostruzione possibile, per ora, è quella pervenuta nei momenti immediatamente successivi alla disgrazia: i quattro giovani, nel primo pomeriggio, si erano recati in zona Val Da Rio, percorrendo il canale dell’Aleghero, fino a un pontone ormeggiato. Lì sarebbero scesi in acqua, anche facendo dei tuffi dal pontone, nuotando e prendendo il sole nelle pause tra una bracciata e l’altra. Poco prima delle 18 gli altri tre, mentre erano in acqua, si sono accorti della scomparsa di Riccardo e, dopo qualche ricerca sul posto, chiamandolo e guardandosi attorno, verso le 18.15, hanno avvertito la guardia costiera, la quale ha chiamato in supporto anche i vigili del fuoco, giunti con l’elicottero e i sommozzatori. Sono stati questi ultimi a trovare il corpo di Riccardo sotto il pontone dal quale i ragazzi si tuffavano. Tutto fa pensare a una disgrazia e non vi sarebbe alcun indizio che faccia pensare a una dinamica diversa. Tuttavia il fatto che l’annegato sia un giovane in perfetta forma fisica e ben capace di nuotare impone qualche accertamento. Il padre, Edi Bellemo, che ieri mattina ha effettuato il riconoscimento ufficiale della salma, dice che il corpo non presenta alcuna ferita evidente, ma la certezza assoluta si potrà avere solo dopo l’esame medico legale, ispezione cadaverica o autopsia, secondo la decisione del magistrato che non è ancora stata presa. Ulteriori accertamenti potrebbero essere compiuti sul barchino, un cinque metri di proprietà del padre di uno degli altri ragazzi, che, al momento, è stato ormeggiato davanti alla capitaneria. Non è sotto sequestro o, almeno, non ancora: dipenderà dalle decisioni del magistrato che potrebbe ritenere utile, o meno, un controllo dello scafo. Dopo questi eventuali accertamenti il magistrato potrà trarre le sue conclusioni nel senso di un evento accidentale o formulare eventuali ipotesi di reato che, al momento, non compaiono nel fascicolo.
Diego Degan
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