«Il quartiere è diventato come il Bronx»
MIRANO. «Abiti in via Gramsci? Nel Bronx?». Segue ghignetto. A parte che il Bronx, a New York, oggi è un quartiere elegante, ma i luoghi comuni legati alla storia passata sono duri a morire. A parte che Mirano non è New York, ce ne vuole a paragonare via Gramsci-via Torino allo spicchio di una megalopoli. Però, l’amaro resta. Via Gramsci non è l’ex Bronx ma qui, di notte, è diventato difficile dormire. Questo quartiere residenziale e commerciale, migliaia di anime, vivibile di giorno, di notte si trasforma. È il mister Hyde della città. Da mezzanotte - ma spesso anche da prima - diventa il territorio delle bande. Bande di paese, all’inizio: “fiòi” anche minorenni il cui unico divertimento è sghignazzare, bestemmiare, sbattere le portiere delle auto, fare su e giù con gli scooter attenti a produrre più rumore possibile, prendere a calci i cassonetti, rispondere, sempre tra sghignazzi e bestemmie, al malcapitato che chiede di dormire o all’anziano che sbuffa: “Ai miei tempi vi avrebbero messo in galera...”.
Più che il reato di schiamazzi notturni e la manifestazione di una evidente stupidità, i “fiòi” non fanno. Sono gli altri a far paura. Gli altri arrivano attorno a mezzanotte e se ne vanno tra le 4 e le 5 di mattina. Sono una “new entry”. È una banda multietnica, ma prevalentemente di etnia rom, che di notte festeggia. Mentre una radio diffonde musica gipsy - le melodie tzigane rese famose dai film di Kusturica - il gruppo balla, fra olè, incitamenti, battimani ritmici, insomma una festa vera e propria. Se non fosse che, appunto, va avanti fino alle 4 o le 5 di mattina. Teatro, il parco giochi di via Torino, dietro via Gramsci.
La notte tra martedì e mercoledì scorsi qualcosa è andato storto. Spenta la musica, due o più uomini hanno cominciato a litigare. Le voci sempre più alte, secche, storte. Fino a uno sparo. Poi il silenzio. Era passata da poco mezzanotte, quindi l’episodio forse non è collegato alla rissa e al pestaggio delle 4 di mattina. Una ventina di giorni fa un episodio analogo, ma gli spari sono stati due, dal suono probabilmente una scacciacani. Quello dell’altra notte, senza testimoni, era uno sparo vero.
Il giardino di via Torino è nato come parco giochi per bambini. Oggi è meglio che i bambini non ci vadano. Il prato è sommerso da cartoni di pizza, bottiglie di birra, lattine, pacchetti di sigarette, sacchetti rotti, sotto un’altalena una chiazza di vomito. Ovunque un tappeto di vetri rotti. All’ingresso del condominio “Le Querce”, sulle mattonelle grigie, una scia di macchie di sangue lunga 50 metri. Le tracce del pestaggio. Racconta un testimone che ha visto la scena dalla finestra: «Gli erano addosso, lui a terra. Lo tenevano schiacciato sull’asfalto e giù botte». Hanno usato anche la catena di una bicicletta per picchiarlo. Oltre a un altro tappeto di vetri rotti, un mazzo di chiavi spezzate. Tempo fa sotto il porticato d’ingresso, la mattina presto, dormiva un clochard. Sul muro del condominio - non era mai successo - i geroglifici di un ignoto writer e una svastica nazista.
Non è il Bronx, via Gramsci-via Torino. Ma ogni notte non si dorme. I residenti stanno organizzando una petizione. Perché anche in questa piccola città, quando torni a casa la notte, rischi di beccarti una coltellata.
Roberto Lamantea
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia