«Il progetto dello stadio non c’era più»
MESTRE Quello di Carlo Trevisan è stato un addio riflettuto a lungo, deciso a inizio autunno, comunicato al presidente Yuri Korablin in ottobre e annunciato solo nelle ultime ore. Il numero due della Venezia Academy ha detto stop e si è defilato senza polemiche, in tempi non sospetti e senza che nessuno lo sapesse. «Non mi riconoscevo più nel ruolo che avrei dovuto ricoprire, dal momento che non c’era il progetto dello stadio», ha spiegato ieri il manager ben noto in città e non solo, che non è più vicepresidente della struttura creata da Korablin per seguire la questione del nuovo stadio del Venezia. Un manager esperto, già presidente dell’aeroporto Marco Polo dal 1987 al 1991, di quelli del Lido e di Padova, dell’Arsenale e di Case Popolari, e scelto da Korablin proprio per le sue esperienze in Russia. Non ha sbattuto la porta, ma l’amarezza non la nasconde, in un momento in cui in tanti si stanno ponendo domande sul futuro non solo del progetto stadio, ma anche della permanenza del presidente russo al vertice del club. «Non vedo Korablin tra fine luglio e inizio agosto, quando venne qui per l’ultima volta, anche se noi non sapevamo che sarebbe stata tale», prosegue Trevisan. «Siamo stati a parlare con il commissario Vittorio Zappalorto, ci ha aperto le porte e francamente speravo che potesse arrivare una svolta per lo stadio. Poi, da quella volta Korablin non l’ho più ne visto ne sentito; gli ho scritto per chiedergli se potevo andare da lui a Mosca, ma non mi ha mai risposto. Quando ho capito che non c’era un progetto effettivo per lo stadio, allora ho capito anche che il mio ruolo era venuto meno, e ho deciso di defilarmi. Il problema è stato che, una volta che a ottobre ho inviato la lettera a Mosca, lui non ha neppure risposto alle mie dimissioni. Perchè non ho detto nulla a ottobre? Perchè non volevo danneggiare Korablin, e ne ho parlato solo in queste ultime ore per dare risposte alla mia posizione personale». Si diceva di una grande amarezza per la situazione, e Trevisan incalza: «Sarebbe bastato che Korablin spiegasse a tutti se esistesse o se esista un problema di qualche natura. Invece silenzio assoluto. Lo stadio poteva essere il coronamento a tante iniziative che ho svolto per questa città, invece nulla, anche se rimarrò a disposizione se in futuro dovesse chiarirsi la situazione. Certo che il club ha perso una grande occasione, il commissariamento poteva agevolare e sveltire il progetto stadio. Ci si rimette anche la credibilità, e ho voluto evitare di perdere la mia. Ma non ci si può iscrivere a una gara di Formula 1 se si ha una 500, e con lo stadio è quel che è successo». Simone Bianchi
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia