Il prof diventato Cloe, verifica ispettiva a scuola

All’istituto cresce il fronte di genitori e ragazzi solidali con l’insegnante. Gli alunni pensano ad un’assemblea: «Vogliamo capire il suo punto di vista»
Da sinistra: il prof Carrer, la vice-preside Musitano, l'assessore Donazzan e il preside Ardit
Da sinistra: il prof Carrer, la vice-preside Musitano, l'assessore Donazzan e il preside Ardit

SAN DONA'. Una verifica ispettiva è in corso oggi, mercoledì 21, all'istituto Scarpa Mattei di San Donà per il caso del professore diventato Cloe. La verifica ispettiva è stata disposta dalla dirigente dell'Ufficio scolastico regionale (l'ufficio periferico del Ministero dell'Istruzione) che ha chiesto al coordinatore dei dirigenti tecnici - gli ex ispettori - di raccogliere documenti e testimonianze per capire cosa sia successo all'istituto tecnico di San Donà.

Intanto va registrato che all’Iis Scarpa-Mattei sta crescendo un fronte molto ampio, tra genitori, studenti e docenti, che esprime invece solidarietà e comprensione per il gesto di Cloe. Le più arrabbiate sarebbero le famiglie degli alunni del primo anno. Ma non risulta che altri genitori siano andati a scuola per sollevare il caso. Anzi, diversi genitori, durante i colloqui con gli altri insegnanti, hanno spiegato che l’importante è la bravura del docente, non il modo in cui si veste.

Cloe, scontro a scuola tra preside e assessore

«Per me non c’è alcun problema, quello che mi interessa è che questa persona continui a fare quello che faceva prima come insegnante. Con questo docente non abbiamo mai avuto problemi», spiega Anna Maria Morleo, madre di un’allieva di Cloe. «All’inizio la reazione di mia figlia è stata sicuramente di stupore, quando è tornata a casa mi ha spiegato cos’era accaduto», prosegue la signora Morleo, «ma poi ne hanno parlato in classe e l’aspetto che mi ha interessato è che si è passati dallo stupore all’accoglienza del fatto con molta tranquillità. Per loro rimane sempre il professore che insegnava la materia di fisica».

Quanto accaduto può essere l’occasione per avviare una riflessione tra i ragazzi. «Sicuramente la scuola dovrebbe fare il lavoro che da anni sta facendo chi non ha la giusta competenza, ovvero internet. Abbiamo affidato i nostri ragazzi a internet e non va bene», conclude Anna Maria Morleo. Tra i ragazzi, la reazione iniziale è stata sicuramente di choc. «Il primo impatto è stata una sorpresa per tutti», racconta Michele Tonetto, uno dei rappresentanti d’istituto degli studenti, «i primi giorni c’è stato più che altro un gran vociare, perché tutti si chiedevano se ci fosse o no davvero questa situazione. Poi venerdì il docente è venuto a scuola vestito in questa maniera piuttosto appariscente».

Passato lo stupore iniziale, però, tra i ragazzi sembra prevalere un sentimento di apertura. Rimane qualche perplessità sul fatto che nella vicenda siano stati coinvolti proprio gli alunni più giovani, quelli delle prime classi. E che forse sarebbe stata necessaria una preparazione iniziale. Ma l’idea è che l’opinione pubblica stia demonizzando una persona che non ha fatto nulla di male e che le problematiche della scuola siano altre. In molti hanno domandato alle loro insegnanti come stesse la professoressa.

"Non ha commesso reati, nessuna nota disciplinare"

«Se una persona non si sente bene nel proprio corpo, perché non farlo?», si domanda Edoardo Pastena, un altro studente, «non è accaduto nulla di grave, sono cose che ormai nel 2015 succedono e sono all’ordine del giorno. Penso sia più importante soffermarsi su chi non fa bene il suo lavoro piuttosto che su chi lo fa prima da uomo e poi da donna». Tra i ragazzi sta prendendo corpo l’idea di organizzare, se sarà possibile, un’assemblea, anche in orario extra scolastico, per affrontare la questione e ragionare sull’accaduto, fuori dal vociare mediatico di questi giorni.

«Potrebbe essere anche l’occasione per capire il punto di vista dell’insegnante, sicuramente quella che ha affrontato è stata per lei una scelta difficile», conclude Michele Tonetto.

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