Il prof cambia sesso in classe entra Cloe
Fino al giorno prima era stato per i suoi studenti semplicemente l’assistente di laboratorio di fisica. Ma venerdì scorso il professore L.B., 51 anni, si è presentato in classe indossando abiti femminili e, di fronte agli allievi, ha svelato la sua nuova identità: «Da oggi chiamatemi Cloe» ha detto, spiegando che per lei finalmente si stava realizzando un desiderio che da sempre l’accompagnava. Ma l’episodio, accaduto all’Istituto di istruzione superiore Scarpa-Mattei di San Donà, ha sollevato un vespaio di polemiche tra i genitori. Il padre di un ragazzo, che frequenta la prima a indirizzo agrario, ha scritto all’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan. Ed è stata proprio quest’ultima, ieri, a denunciare il fatto, postando il contenuto della lettera sul suo profilo Facebook. Il prof che si sente donna presta servizio nella scuola da pochi mesi, con la qualifica di insegnante tecnico pratico (Itp). È un’assistente di laboratorio del professore di fisica e ha una cattedra di sei ore. Secondo quanto si è appreso, mercoledì scorso il prof ha comunicato la sua decisione al dirigente scolastico Francesco Ardit e venerdì si è presentato in classe indossando stivali con i tacchi, minigonna e parrucca bionda. «Lascio a lei immaginare i volti dei ragazzi. Qualche risata certo, ma lo choc è stato grande. Una ragazza di un’altra classe si è sentita male», si legge nella lettera del genitore, in cui si riferisce che il prof avrebbe motivato agli alunni la sua trasformazione spiegando di desiderarla da molto tempo e di averla potuta attuare solo adesso, in quanto finalmente divenuta di ruolo.
La protesta dei genitori. «Nessuno era al corrente del fatto. È stata una sorpresa per tutti. Non ne sapevano nulla i professori, i genitori non erano stati avvertiti e neppure i ragazzi», racconta il padre che ha sollevato il caso. «Il giorno dopo c’è stato un piccolo confronto con alcuni genitori e insegnanti perché ci si è trovati negli incontri individuali. Ma nulla di più, non c’è stata alcuna comunicazione da parte della dirigenza scolastica e così ho pensato di scrivere all’assessore Donazzan per metterla al corrente del fatto».
Per il momento non risulta che i genitori stiano pensando a un’azione collettiva. Ma è indubbio che il caso è destinato a sollevare nei prossimi giorni un vespaio di polemiche. Tanto più che la vicenda è diventata un caso mediatico a livello nazionale. Oggi saranno a San Donà le telecamere del programma di Rai 1, “La vita in diretta”.
Intanto nel mirino dei genitori è finito soprattutto l’istituto scolastico per la mancata comunicazione preventiva ai genitori. Il padre autore della lettera ha già chiesto un incontro urgente con il preside Ardit, ma spiega che continuerà a mandare il figlio a scuola. «Non è certo lui che se ne deve andare. Io non chiedo nulla, ma vorrei proprio capire cosa ha da dirmi la scuola», conclude il genitore, «forse questo è un fatto “normale” per tanti, ma non per noi che viviamo quei valori che ci sono stati donati e che all’educazione dei nostri figli ci teniamo, lottando quotidianamente, bersagliati da chi quei valori vuole distruggere».
Prof in silenzio. Quanto alla diretta interessata, per il momento ha optato per non commentare pubblicamente la vicenda, scegliendo di non farsi intervistare. Ieri è stata regolarmente a scuola, ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni ai cronisti. Ai vertici dell’Iis Scarpa-Mattei avrebbe riferito di aver scelto di parlare e spiegare direttamente la sua scelta ai diretti interessati, cioè ai ragazzi. Ma anche ad alcuni genitori, 5 o 6, che ha avuto modo di incontrare durante l’orario di ricevimento. Senza, peraltro, che da parte loro, a quanto pare, ci siano stati commenti negativi o proteste.
L’effetto sui ragazzi. Anche il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, è stato subito informato dell’accaduto. Il primo cittadino ha preferito non entrare nel merito della vicenda, sia perché non a conoscenza dei dettagli, sia perché la competenza diretta è del dirigente scolastico. Cereser non è voluto entrare nemmeno nel merito della scelta personale della professoressa, ma si è concesso una riflessione sui ragazzi: «Non conosco i termini della vicenda, ma sicuramente casi di questo tipo vanno gestiti con molta attenzione. Sono percorsi che vanno un attimo costruiti, perché non si può sottovalutare l’effetto che questo fa nei ragazzi, che sono dei soggetti in formazione, magari più sensibili e in alcuni di loro tali episodi possono rappresentare uno choc», ha spiegato il sindaco Cereser. «Un minimo di approccio nel come gestire questi eventi, magari volendo anche con l’ausilio di psicologi, credo che ci debba essere».
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