Il procuratore antimafia: «Attentati, l’Italia è ad alto rischio»

Franco Roberti da Venezia: «Il terrorismo si batte nelle aule di giustizia». Il pensiero ai genitori di Valeria Solesin
A sinistra, il procuratore nazionale antimafia Roberti, con il procuratore di Venezia d'Ippolito
A sinistra, il procuratore nazionale antimafia Roberti, con il procuratore di Venezia d'Ippolito

VENEZIA. «Quella attuale è una situazione ad alto rischio: siamo ben consapevoli di essere tra i paesi nell’obiettivo dei terroristi internazionali, ma l’Italia - più di altri - ha sviluppato un’attitudine al coordinamento che ci aiuta a prevenire. E finora ci siamo riusciti. Abbiamo l’ossessione di far circolare le informazioni tra le diverse Procure distrettuali: purtroppo altri paesi non fanno altrettanto. Il terrorismo e la mafia si sconfiggono con le leggi che abbiamo, senza alzare muri e non cedendo alla paura che ci paralizza».

A parlare è il magistrato che più di tutti, in Italia, conosce la situazione: il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, a Venezia per presentare il suo libro “Il contrario della paura. Perché terrorismo islamico e mafia possono essere sconfitti”.

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Con una dedica particolare: ai genitori di Valeria Solesin. «Dopo l’attentato al Bataclan, mi hanno colpito moltissimo le parole del padre al funerale della figlia: chiediamo che i criminali siano fermati, ma siamo incapaci di odiare. Ho pensato di scrivere questo libro per dire ai tanti italiani come loro - onesti, che chiedono giustizia e sono pronti a lottare per i propri diritti e dignità e per quella altrui - quello che stanno facendo la magistratura e le forze dell’ordine».

Interloquendo con il procuratore reggente Adelchi d’Ippolito e i giornalisti Ferruccio de Bortoli e Roberto Papetti - presente il sindaco Brugnaro e il patriarca Moraglia - Roberti ha parlato nelle Sale Apollinee della Fenice, a poche centinaia di metri dalla casa dove sono stati arrestati i tre giovani kosovari, accusati dalla Procura di Venezia di essere potenziali terroristi pronti a passare dalla visione dei video degli omicidi e dei proclami dell’Is, a mettere mano ad un coltello per colpire a caso la folla di “infedeli” sul ponte di Rialto. «Dobbiamo essere pronti ad affrontare sia il terrorismo del lupo solitario che agisce con un tir, un’auto, un coltello, sia attentati frutto di attività organizzata, con le attività d’indagine e la presenza sul territorio», conferma Roberti, «ma senza confondere tutti gli immigrati con i terroristi, anche se tra tanti c’è chi si è radicalizzato».

La sua risposta? Un invito a non aver paura, a proseguire nella propria vita, ad essere vigili, ma senza ricorrere a misure straordinarie: «In Italia abbiamo sconfitto il terrorismo interno con le leggi che avevamo, nelle aule di giustizia. Allo stesso modo si sconfigge il terrorismo internazionale: purtroppo servirebbe più coordinamento tra i paesi, un procuratore europeo con veri poteri d’indagine, mentre sinora ha prevalso in alcuni stati la sovranità nazionale. La paura è un sentimento naturale, se non l’avessimo saremmo incoscienti, ma va vinta e dev’esse re controllata perché ti paralizza fa il gioco terroristi e delle mafie, che hanno questo in comune, pur essendo così diversi: puntano sul terrore».

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