Il processo alle imprese Fiengo: «Non difendo chi c’era prima di me»

Interpress/Gf.Tagliapietra.03.11.19.- Comissione Seneto 5 stelle Mose. (Vitucci)
Interpress/Gf.Tagliapietra.03.11.19.- Comissione Seneto 5 stelle Mose. (Vitucci)



«Mi trovo in una situazione di grande imbarazzo. Non mi sento di spendere nessuna parola per chi c’era prima di me. Di cosa hanno fatto prima, si difendano loro. Io ora sto facendo le denunce per quanto sto scoprendo, e per contro dovrei difendere la posizione del Consorzio per fatti che risalgono a prima che venissi nominato». Giuseppe Fiengo, commissario straordinario del Consorzio Venezia Nuova, ieri mattina sedeva di fianco agli avvocati del Cvn, Paola Bosio e Filippo Sgubbi nella prima udienza del processo per la responsabilità amministrativa delle aziende coinvolte nello scandalo Mose. L’accusa alle tre realtà che non hanno patteggiato - oltre al Cvn, la Società Condotte e Grandi Lavori Fincosit - è di non aver controllato abbastanza i loro dirigenti di allora, protagonisti delle retrocessioni al Consorzio Venezia Nuova per elargire mazzette e finanziare i fondi neri. Davanti al tribunale collegiale (presidente Michela Rizzi, a latere Ilaria Sichirollo e Marco Bertolo), Fiengo ha voluto dare ancora più forza a quanto aveva appena sostenuto l’avvocato Sgubbi che, sollevando una questione inerente la costituzione delle parti, ha evidenziato come, nei procedimenti per la responsabilità amministrativa, enti ed aziende partecipano al procedimento con il proprio rappresentante legale. Che però, nel caso del Cvn, secondo la difesa non sarebbero i commissari che invece sono stati citati.

«I commissari non sono i rappresentanti legali del Consorzio, il loro potere è circoscritto al rispetto del contratto e alla realizzazione dell’opera pubblica», ha chiarito l’avvocato Sgubbi. E quindi, secondo la difesa del Cvn, la citazione andrebbe fatta nei confronti del legale rappresentante, ovvero il presidente del consiglio direttivo Mauro Fabris, tenuto conto che l’organismo, con l’arrivo dei commissari, è stato sospeso, ma non è decaduto. A margine dell’udienza, Fiengo ha ribadito la propria posizione: «Devo forse io sostenere la difesa di gente che non ritengo perbene?».

Una tesi, questa, che il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e il sostituto Stefano Buccini hanno cercato di smontare, chiedendo al tribunale di rigettare l’eccezione. «Non esistono due Consorzi, ma uno solo che ha avuto una nomina commissariale. I commissari sono là per raccogliere i cocci non solo dell’opera, ma anche della responsabilità amministrativa», ha detto il pm Buccini, «Diverso è per la responsabilità penale che è personale». Il procuratore aggiunto Ancilotto ha ricordato come, al tempo del processo Mose, il Consorzio con i commissari, in qualità di legali rappresentanti, si fosse costituito parte civile. «La difesa sostiene di averlo fatto allora per tutelare il patrimonio sociale. Ora che per il Consorzio c’è il rischio di una sanzione, allora i commissari dicono che loro non sono legali rappresentanti».

I giudici del collegio scioglieranno la riserva sulla decisione nell’udienza del 21 giugno. Poi si proseguirà con le altre questioni preliminari. Solo verso gli ultimi mesi dell’anno il processo dovrebbe entrare nel vivo con la sfilata di testimoni eccellenti, da Piergiorgio Baita a Claudia Minutillo. —



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