Il primo testamento biologico

Vincenzo D’Agostino l’ha consegnato lunedì allo Stato civile

DOLO. «Ho presentato il mio testamento biologico e il Comune di Dolo è stato costretto ad istituire il registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat)». A dirlo è Vincenzo D’Agostino, ex consigliere comunale, che lunedì si è recato per primo all’ufficio anagrafe del Comune di Dolo per presentare il testamento biologico.

«Tante polemiche e sollecitazioni per approvare la legge», scrive D’Agostino, «e a oggi la stragrande maggioranza dei comuni italiani, e non solo Dolo dove l’ufficio di Stato Civile ha dimostrato grande disponibilità a verificare e ad accettare la mia richiesta di registrazione, non ha istituito ancora il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario».

D’Agostino spiega poi la legge: «All’ufficiale dello Stato Civile la legge assegna solo la funzione di ricevere le disposizioni in qualsiasi forma redatte e di annotarle nel registro. Analogamente dovrà ricevere le dichiarazioni di rinnovo, di modifica o revoca riguardanti il disponente o il fiduciario e conservarle con modalità che offrano le necessarie e sufficienti garanzie di sicurezza».

Ma sulla questione arriva la precisazione del sindaco Alberto Polo: «Il Consiglio comunale di Dolo aveva votato a favore dell’istituzione del registro delle Dat già a novembredata l’assoluta delicatezza del tema. A dicembre il Parlamento ha approvato la legge sul biotestamento che consente ai cittadini di consegnare direttamente le Dat all’ufficiale di Stato Civile, senza però precisare come tali dichiarazioni possano essere rese e conservate. Molti Comuni italiani, in questa incertezza, invitano i cittadini ad attendere le nuove disposizioni prima di consegnare le dichiarazioni. Siamo ben felici che il più esemplare dei cittadini perr primo abbia scelto di rivolgersi a noi per consegnare la sua Dat. Sia certo che, non appena il legislatore interverrà con i dovuti chiarimenti, gli sarà data conferma della regolarità della sua dichiarazione».

Giacomo Piran

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