Il primario Cicciarella assolto dall’accusa di procurato aborto

Non c’erano elementi evidenti di una gravidanza in corso. E gli esami eseguiti in seguito all’asportazione dell’utero, potevano essere compatibili tanto con un aborto spontaneo quanto con una gravidanza extrauterina. È con queste motivazioni che ieri mattina il tribunale di Venezia ha assolto l’ex primario di ginecologia dell’ospedale Civile di Venezia, Raffaele Cicciarella, insieme ai colleghi Maurizio Montavoci e Daniele Cavoli, accusati di procurato aborto per aver tolto, per errore, l’utero ad una paziente mentre la stessa si sarebbe trovata in stato di gravidanza.
Al centro della vicenda i fatti del 22 ottobre 2015, quando una donna, all’epoca 37enne, fu sottoposta all’asportazione dell’utero a causa della presenza di alcuni fibromi recidivanti e sintomatici. Non volendo più sottoporsi in futuro all’asportazione dei singoli fibromi, aveva così deciso in accordo con lo staff medico di sottoporsi all’asportazione dell’utero, intervento per il quale lo staff medico non avrebbe riscontrato alcuna controindicazione. Secondo la tesi della Procura, i medici non si erano accorti che la donna in grembo portava un embrione. Come spiegato dal pm Giorgio Gava durante la requisitoria, i medici sarebbero intervenuti «senza aver valutato gli elementi, tra cui il ritardo del ciclo, che costituivano controindicazione assoluta all’espletamento dell’intervento». In base a questa ricostruzione, la richiesta di condanna era stata di due anni di reclusione per lo stesso primario, sei mesi per il secondo operatore Maurizio Montavoci e otto mesi per il medico di reparto, Daniele Cavoli. Durante il processo era poi caduta l’accusa di lesioni gravi ai danni dello stesso primario, sulla base di un accordo di risarcimento con la vittima.
Così, all’udienza di ieri, il giudice Alessia Capriuoli ha fatto sua la tesi della difesa secondo cui dai risultati dell’esame istologico post operatorio non era stato riscontrato alcun elemento della gravidanza in atto. Di più, i dati clinici che per l’accusa sarebbero stati spia di un gravidanza in corso si sono poi rivelati con altri eventi compatibili (aborto spontaneo o gravidanza extrauterina).
Soddisfatti gli avvocati difensori del primario, Augusto Palese e Gian Luca De Biasi: «Eravamo convinti sin dall’inizio della sua innocenza, ritenendo che non sussistessero elementi tali per sostenere la sua responsabilità ed il dibattimento è servito a fare luce su tutti gli utili aspetti di natura medica e tecnica». Dello stesso avviso anche l’avvocato Renzo Fogliata, difensore di Maurizio Montavoci: «Per il mio assistito», le parole del legale, «l’accusa di lesioni gravi è caduta perché il fatto non sussiste. Montavoci ha vissuto un calvario, questa decisione ristabiliscela verità sulle sue capacità professionali. Un ringraziamento anche al giudice, rispettosa nel corso del processo della parità delle parti». —
Eugenio Pendolini
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