Il presidente Ciampi in visita al Tirreno veste i panni del tifoso amaranto

Questo articolo di Sandro Lulli è stato pubblicato sul Tirreno il 16 febbraio 2002
LIVORNO. Al diavolo il cerimoniale. E le guardie del corpo portino pazienza. Siamo al «Tirreno». Siamo in famiglia. Siamo nella sede dello storico giornale tanto amato da Carlo Azeglio. Tanta storia della città è passata anche da queste stanze e questi corridoi, dalle penne di tanti nostri colleghi illustri e meno illustri. Dalla tipografia prima immersa nel piombo e poi nei computer. Immortalata anche dagli obiettivi dei nostri fotografi. Già i fotografi: «Ciriello!», esclama il Presidente quando s'imbatte in Lucianone, il decano degli uomini che con il loro teleobiettivo hanno frugato in ogni angolo di Livorno.
Che bell'acuto, presidente Ciampi. Che bella voce da livornese. Sentirla è stata come un'onda che s'infrange sugli scogli di Calafuria, o un possente refolo di Libeccio che ti lascia il salmastro sulle labbra. Un Livornese tra tanti livornesi che un po' si commuovono alla presenza di quest'uomo così grande anche nella sua semplicità. E nella sua umanità. Vedi quell'abbraccio spontaneo tra due concittadini senza tempo e capisci che il cerimoniale deve essere messo da parte, almeno per cinque minuti. Giusto il tempo di parlare mentre Carlo Azeglio si avvia verso una tipografia in festa, quasi una «gradinata» o una «curva».
Presidente, ha visto? Il Livorno è primo. Primo com'era il «suo» Livorno del '42-43? Quelli della «sicurezza», si allertano. No, non ci sono pazzi in giro. Lo capiscono subito. Carlo Azeglio s'illumina. Sorride. Quelle belle sopracciglia bianche e folte s'impennano e sembrano un magnifico passaggio a livello che dà via libera alla memoria. «Che squadra quella allenata da Fiorentini! Fu una fortuna vederla all'opera...», s'infervora il Presidente. «Sa, era una squadra amata in tutta Italia. E temuta dagli squadroni. Io feci a tempo a vedere qualche partita, perché quell'anno ero già militare. Già, sottotenente a Udine, poco prima di essere spedito in Albania. Però seguivo le imprese degli amaranto dai giornali».
Si ricorda Presidente? Stua, Raccis... «Ricordo sì. Assirelli, Zidarich. Ricordo Piana e anche Del Bianco. Li ricordo tutti. Ricordo anche come finì. Ci andò male, all'ultima giornata perché non bastò superare 3-1 il Milan. Valentino Mazzola a Bari dette il pari al Torino e lo scudetto andò sulle maglie granata, invece di quelle amaranto».
Per un punto Livorno è rimasto senza scudetto: 44 punti contro 43. Vecchie ferite che si riaprono. «I tifosi del Livorno — prosegue — sono abituati a soffrire. Delusioni ne hanno patite tante. A proposito...».
Dal passato al presente il passo è breve. E a Carlo Azeglio Ciampi torna in mente la doppia sfida dell'anno scorso con il Como. «Che amarezza con quei play..., sì i playoff. Ora basta con i playoff. Speriamo che il Livorno resti primo. Lo sa che domenica scorsa ero convinto che gli amaranto sarebbero rimasti in testa con cinque punti? Poi invece il Treviso ha vinto ed i punti sono rimasti tre. Significa che anche quella veneta è una squadra forte. E significa anche che sarà un duello sino alla fine. Però credo che questa sia la volta buona...».
Non si parla dell'atteso derby di Pisa, anche se qualcuno in tipografia qualcosa grida, però al Presidente gli chiediamo se potrà liberarsi dai suoi impegni per assistere ad una partita del Livorno. Lui sorride. Un sorriso lungo e aperto. L'idea è buona. Ci penserà, ne parlerà con i suoi collaboratori. Aldo Spinelli prende la palla al balzo: «Il presidente Carlo Azeglio Ciampi sappia che per lui c'è un posto riservato. Glielo mandai a dire anche tre anni fa, quando acquistai la società. Mi piacerebbe che Ciampi venisse all'ultima partita, quella contro l'Alzano, per fare festa con tutti noi». Il sindaco Gianfranco Lamberti, per Ciampi, aveva già preparato un gagliardetto del Livorno con le firme e una maglia numero 10 di Protti. Ma il Presidente ha fatto sapere: «Conservate tutto. Gagliardetto e maglia li ritirerò a serie B conquistata». Scaramanzia? Anche. Ma questo è soprattutto amore.
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