«Il presepe non divida tradizione e buon senso»
«Marghera è la parte di città più multietnica e multiculturale dell’area metropolitana veneziana, ma anche secolarizzata e laica da sempre: la ricorrenza natalizia viene presa sul serio, usando simboli della tradizione cristiana come l’albero e il presepe, senza immaginare di usarli contro gli altri, a nessuno verrebbe in mente».
Il presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin, ragiona sulle tradizioni religiose, presepe e albero di Natale, sulle quali dopo i fatti di Parigi, si sono accesi i riflettori. «Il Vescovo di Padova Cipolla», spiega, «non ha mai nominato il presepe e mai detto di rinunciarvi, ma di fare un passo indietro nel modo di presentare alcuni simboli della tradizione piuttosto, un’ovvietà se vogliamo, ma le cose di buon senso oggi sono quasi rivoluzionarie. L’atteggiamento che consiglia è saggio, non c’è nessuna rinuncia. Poi è chiaro che ci sono gli speculatori politici o identitari, che trasformano diversità in contrapposizioni, con rischi mortali».
Prosegue: «A Marghera ci comportiamo come gente che usa il senso della misura. Marghera è multietnica e multi culturale: ci sarà il concorso per i migliori presepi, l’albero di Natale più alto, concerti, mercatini della solidarietà, la ricorrenza natalizia viene presa sul serio, usando la tradizione cristiana senza immaginare di farne un simbolo da giocare contro altri. Tra l’altro la nostra stessa realtà ospita il Ramadan, allo stesso modo celebriamo le grandi ricorrenze civili, 25 aprile, primo maggio, 2 giugno, perché sappiamo che sono parte della comunità, radicate nella storia, in modo che ognuno possa (nell’ambito della propria cultura e dell’identità comune), festeggiare le ricorrenze e altri possano conoscerle, evitando contrasti».
Ribadisce Bettin: «Marghera ospita tutte le ricorrenze, le accoglie e le valorizza, si rispettano quelle degli altri e si valorizzano le ricorrenze civili che sono la storia laica del paese». Chiarisce: «Quanto accaduto con il crocifisso a scuola e i presepi, anche in passato, è stato causato da italiani atei o agnostici che sollevavano la questione sotto il profilo laico, è molto raro che il problema venga fatto emergere da qualcuno che appartiene ad un’altra confessione religiosa, che evita di farne occasione di conflitto».
E ancora: «È una questione di misura e in questo senso ha parlato il vescovo di Padova. Chiedendo di usare con misura i nostri simboli, cosa ovvia in ogni campo».
Un richiamo al buon senso per evitare le crociate alla rovescia, brandire una croce contro qualcuno, creare “finti” nemici. «Un conto è fare il presepe in classe, un conto obbligare musulmani, buddisti, ebrei e atei a inginocchiarsi davanti al plastico del presepe, come accade nei paesi autoritari».
Conclude Bettin: «Quello del vescovo era un messaggio di saggezza e buon senso in un momento complesso, che viene complicato da chi ci si butta nella mischia per creare confusione a scopo politico o identitario. Zaia che dà indicazioni al vescovo di Padova è ridicolo se non fosse inquietante: un conto è che sentendosi perplesso interloquisca, altra cosa è spiegare al vescovo qual è linea sul presepe».
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