Il prefetto di Venezia: «Quelle norme sono da cambiare»

Domenico Cuttaia interviene sulla vicenda della multa al gestore del ristorante “al Palco” : sanzionato perché si era rifiutato di installare videopoker e aveva un calcetto balilla gratuito
Pellicani Interpress Venezia, 12..01.2012.- Prefettura di Venezia, Conf.Stampa del nuovo Prefetto Dott. Vincenzo Cuttaia.-
Pellicani Interpress Venezia, 12..01.2012.- Prefettura di Venezia, Conf.Stampa del nuovo Prefetto Dott. Vincenzo Cuttaia.-

Ecco la lettera inviata dal prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, sulla vicenda della multa applicata dai vigili urbani a Stefano Ceolin, gestore del ristorante “al Palco” di Mestre. Ceolin, per combattere la cultura dei videopoker, aveva messo a disposizione dei clienti un calcetto balilla gratuito, cioè senza gettone, avendo avuto la rassicurazione dagli uffici comunali, che non essendo a pagamento non c’era bisogno dell’autorizzazione comunale. I vigili urbani, invece, applicando la normativa vigente, lo avevano multato. La sanzione era poi stata confermata, legge alla mano, dalla Prefettura, cui il ristoratore si era rivolto.

Nella sua lettera il prefetto Cuttaia nota che molti degli sforzi e del tempo usato da cittadini e amministratori locali per denigrare l’operato degli organi preposti a far rispettare le norme meno logiche, potrebbero invece essere usati proprio per cambiare tali norme.

Egregio Direttore,

mi permetto di tornare sulla vicenda che ha riguardato la sanzione amministrativa inflitta al titolare del bar “Il Palco” di Venezia-Mestre.

Non si può che condividere lo sconcerto di chi, in un Paese gravato da tanti problemi, vede punire un esercente per il solo fatto di essersi reso responsabile di un mancato adempimento puramente formale imposto sostanzialmente da una legge vecchia di 80 anni.

E questo è un sentimento che esprime uno, come me, che vede scorrere in Ufficio, nel giro di un anno, oltre diecimila ricorsi, un buon numero dei quali riferiti a comportamenti sanzionati da norme anacronistiche o eccessivamente formali o di dubbia utilità pratica.

Tuttavia si tratta di norme giuridiche e gli agenti che vi si imbattono non possono girarsi dall’altra parte e chi deve decidere i ricorsi in base ad esse non può sostituirsi al Legislatore e dichiararle inefficaci.

Molti commentatori sono intervenuti calcando la mano sull’ottusità o addirittura la scemenza del burocrate di turno o sull’eccessivo zelo dei vigili.

Ma invece di prendersela con chi è tenuto, comunque, a far rispettare le norme, anche quelle idiote o ritenute tali, non sarebbe più semplice e produttivo fare una cernita di esse e invocarne l’eliminazione?

Meglio ancora, si potrebbe proporre di affidare - per legge e non a chiacchiere - maggiori poteri discrezionali agli organi amministrativi competenti, in maniera che essi siano abilitati a valutare circostanze soggettive ed oggettive ed avere la facoltà di escludere l’applicabilità di certe norme, quando esse cozzano con la ragione ed il buon senso.

Cosa, questa, che invece oggi non si può assolutamente fare.

Mi auguro quindi che la vicenda possa servire a stimolare un impegno chiaro e coraggioso in tale direzione e far sì che la denuncia, ampiamente giustificata, non rimanga, di fatto, senza seguito.

Grato per l’attenzione, La saluto cordialmente.

Domenico Cuttaia

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